Il divario retributivo di genere nelle Marche, come segnalato dalla Cgil in occasione dell’Equal Pay Day, emerge con una drammatica evidenza: un gap del 29,9%.
Questa cifra, ben al di sopra della media europea, simboleggia il momento cruciale dell’anno in cui il reddito accumulato dalle donne non compensa più quello percepito dai colleghi uomini, costringendole, di fatto, a lavorare “gratuitamente” per un periodo significativo.
Il quadro europeo, purtroppo, conferma questa problematica su scala continentale: la Commissione Europea rileva un divario retributivo medio del 12% tra uomini e donne nei 27 Stati membri.
Questa differenza, apparentemente modesta, si traduce in un carico di lavoro aggiuntivo per le donne, che si ritrovano a lavorare, in media, un mese e mezzo in più rispetto ai colleghi maschi per raggiungere lo stesso tenore di vita.
Si tratta di una perdita di potere d’acquisto, di opportunità e di un’erosione del valore del lavoro femminile che incide profondamente sulla loro autonomia economica e sulla loro capacità di progettare il futuro.
Nelle Marche, un tessuto economico caratterizzato da una forza lavoro femminile considerevole, pari al 44% (circa 203.000 unità), la situazione si presenta particolarmente complessa.
Un elemento chiave di questa complessità è l’elevata incidenza del lavoro part-time tra le lavoratrici marchigiane: oltre la metà (50,4%) opta per questa forma contrattuale, contro una percentuale significativamente inferiore tra gli uomini (18,4%).
Questa tendenza, spesso legata a scelte di conciliazione vita-lavoro che gravano in maniera sproporzionata sulle spalle delle donne, si traduce in una riduzione del potenziale retributivo e in minori opportunità di avanzamento di carriera.
Inoltre, la precarietà contrattuale appare un’altra variabile determinante.
Meno di un terzo delle lavoratrici marchigiane (34,2%) vanta un contratto a tempo pieno e indeterminato, a fronte di una percentuale decisamente superiore tra gli uomini (65,3%).
Questo squilibrio contrattuale contribuisce ad accentuare il divario retributivo e a limitare la sicurezza economica delle donne.
È significativo notare come, nell’ultimo anno, la crescita della forza lavoro abbia beneficiato prevalentemente gli uomini (+1,5%) rispetto alle donne (+0,7%).
Questo dato suggerisce una polarizzazione delle opportunità e un rischio di ulteriore marginalizzazione delle lavoratrici marchigiane, richiedendo interventi mirati per promuovere una maggiore equità e inclusione nel mondo del lavoro.
La questione non si limita a una mera differenza salariale; è una questione di giustizia sociale, di valorizzazione del talento femminile e di promozione di un’economia più equa e sostenibile per tutti.









