La mobilitazione regionale ad Ancona, e il più ampio sciopero generale nazionale indetto dalla CGIL, rappresentano una risposta concreta e sentita contro una manovra finanziaria che si configura come un atto di gestione emergenziale, piuttosto che una vera e propria strategia di rilancio economico.
Come sottolinea l’eurodeputato Matteo Ricci, presente alla manifestazione, si tratta della più modesta revisione di bilancio degli ultimi decenni, un intervento timido che non riesce ad arginare le problematiche strutturali che affliggono il Paese.
L’Italia, incagliata in una stagnazione cronica, si posiziona tristemente al terzimo posto in Europa per crescita economica, un dato ancor più deprimente se si considera l’ingente mole di risorse ancora da implementare derivanti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
La necessità di una proroga dei termini per l’utilizzo dei fondi europei, richiesta con forza proprio per consentire la realizzazione dei progetti previsti, evidenzia una gestione dei tempi tutt’altro che ottimale.
La legge di bilancio, nella sua essenza, appare come un atto che ignora le reali esigenze della forza lavoro.
L’assenza di misure significative a sostegno dei salari, unitamente a interventi marginali in materia di pensioni, si scontra con l’impennata dei prezzi e il conseguente impoverimento del potere d’acquisto dei lavoratori.
Un quadro aggravato dalla persistente erosione del valore reale dei redditi.
Un tema cruciale, e drammaticamente attuale, è quello della sanità pubblica.
La legge di bilancio perpetua un modello di sottofinanziamento che mette a dura prova la tenuta di un sistema sanitario già in crisi profonda.
La mobilitazione sindacale si pone, quindi, come atto di difesa di un servizio pubblico essenziale, contro tagli irresponsabili e una mancanza cronica di risorse.
Si tratta di preservare un diritto costituzionale, garantendo l’accesso alle cure a tutti i cittadini.
Le criticità nazionali, purtroppo, si riflettono con particolare intensità nelle Marche, regione che registra performance economiche inferiori alla media nazionale.
La regione è alle prese con una serie di crisi aziendali che minano l’occupazione e la stabilità economica, mentre il sistema sanitario locale è sotto pressione.
Le cronache quotidiane restituiscono un quadro allarmante, che giustifica pienamente l’adesione alla mobilitazione.
La protesta, dunque, non è un mero atto sindacale, ma un grido d’allarme che interpella l’intero Paese.
Si tratta di rivendicare politiche economiche più eque, che sappiano valorizzare il lavoro e la dignità dei cittadini, e di garantire un futuro sostenibile per le nuove generazioni.
La piazza affollata di Ancona testimonia la vitalità del tessuto sociale e la determinazione a non rassegnarsi a un futuro di precarietà e marginalizzazione.






