Un nuovo patto sociale, un’inversione di rotta rispetto alle dinamiche consolidate, è l’obiettivo proposto da Claudio Bolletta, candidato presidente della Regione Marche per Democrazia Sovrana e Popolare.
La sua visione si configura come un’alternativa radicale a un sistema politico regionale e nazionale, percepito come autoreferenziale e incapace di rispondere ai bisogni reali della comunità.
Bolletta, proveniente da un contesto familiare operaio e con una solida esperienza imprenditoriale, si presenta come uomo del lavoro, desideroso di mettere le proprie competenze al servizio del territorio.
L’etichetta di “outsider” che i media gli attribuiscono, viene rivendicata come un motivo di orgoglio, un segno distintivo che lo colloca al di fuori di un circuito politico responsabile, a suo dire, di un progressivo impoverimento sociale ed economico delle Marche.
La critica si concentra sulle scelte politiche degli ultimi anni, con particolare riferimento alla sanità e all’economia.
La chiusura di 14 ospedali, con la conseguente difficoltà di accesso alle cure per ampie fasce di popolazione, e la drammatica contrazione della capacità produttiva regionale, testimoniata dalla scomparsa di quasi 15.
000 imprese, sono considerate espressioni di una gestione inefficace e insensibile alle esigenze locali.
L’iniziativa di Bolletta non si configura come un mero accordo politico, bensì come la volontà di costruire un’alleanza sociale ampia e inclusiva.
Un fronte comune che abbracci i soggetti marginalizzati e ignorati dalle istituzioni: i disoccupati, i giovani precari, i liberi professionisti in difficoltà, le piccole e medie imprese soffocate dalla concorrenza sleale della grande distribuzione, gli agricoltori vessati da prezzi imposti, i pazienti relegati in interminabili liste d’attesa.
Questa alleanza sociale si pone l’obiettivo di restituire dignità e voce a coloro che, a causa di un sistema politico dominante, si sentono esclusi dal dibattito pubblico.
Si tratta di persone che rivendicano diritti fondamentali: istruzione, sanità, lavoro, identità culturale, radicamento nel territorio.
Diritti che sono stati negati in nome di un’ideologia che privilegia la retorica della globalizzazione e della digitalizzazione a scapito della concretezza del vivere quotidiano.
Il candidato Bolletta denuncia come le istanze di una popolazione che aspirava a una società più equa e solidale siano state etichettate come “populiste”, un termine svilente utilizzato per screditare chi osava contestare l’ordine costituito.
Invece di armi, si chiedeva istruzione; invece di lunghe attese in ospedale, cure tempestive; invece di studenti digitali destinati a una precarietà lavorativa, formazione e competenze per un futuro stabile.
Si richiedeva, in sintesi, il ripristino di un senso di appartenenza, di un’identità territoriale che non venga sacrificata sull’altare di un progresso fine a sé stesso.
L’obiettivo è ricostruire un legame profondo tra i cittadini e le istituzioni, fondato sulla fiducia e sulla condivisione di valori comuni.