La risposta alla gestione delle emergenze in Italia, in particolare quelle derivanti da calamità naturali, trascende la figura singola del commissario straordinario.
Concentrarsi unicamente su tale incarico significa trascurare le complesse dinamiche e le profonde fragilità strutturali che affliggono il nostro sistema di governance.
Come evidenziato durante l’audizione del commissario Guido Castelli alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico, la sfida cruciale non risiede nell’individuazione di un leader emergenziale, bensì nella capacità di superare la frammentazione amministrativa e la dispersione di responsabilità che rendono lenta e inefficace la risposta alle crisi.
Questa frammentazione non è un mero difetto tecnico, ma riflette una più ampia problematica legata alla complessità del territorio italiano.
La sua frammentazione politica, con una miriade di enti locali, spesso con competenze sovrapposte e obiettivi divergenti, aggrava la situazione.
A ciò si aggiungono le differenze socio-economiche tra le diverse regioni, che influenzano la capacità di resilienza delle comunità colpite.
Un approccio efficace alla gestione delle calamità richiede, quindi, un ripensamento radicale del sistema di governance.
È necessario promuovere una maggiore integrazione tra i diversi livelli di governo – nazionale, regionale e locale – attraverso meccanismi di coordinamento più robusti e definiti.
Questo implica non solo la condivisione di informazioni e risorse, ma anche la definizione chiara di ruoli e responsabilità, evitando duplicazioni e conflitti di competenza.
Inoltre, è fondamentale investire nella prevenzione e nella mitigazione del rischio.
Ciò significa rafforzare i sistemi di monitoraggio e allerta precoce, migliorare la progettazione e la costruzione di infrastrutture a prova di calamità, e promuovere l’educazione e la sensibilizzazione della popolazione sui rischi naturali e sulle misure di autoprotezione.
Un approccio proattivo, basato sulla previsione e sulla preparazione, può ridurre significativamente i danni e le perdite umane in caso di emergenza.
Il ruolo del commissario straordinario, pur rimanendo importante, deve essere inteso come un elemento all’interno di un sistema più ampio e coordinato.
La sua azione deve essere supportata da una solida base tecnica e amministrativa, e deve essere guidata da un quadro strategico condiviso, che tenga conto delle specifiche esigenze e caratteristiche del territorio colpito.
In definitiva, la ricostruzione post-disastro non è solo un compito di ripristino materiale, ma un’opportunità per costruire un sistema di governance più resiliente, efficiente e inclusivo, capace di proteggere il nostro Paese e le nostre comunità di fronte alle sfide future.
La vera resilienza, in questo contesto, risiede nella capacità di apprendere dagli errori del passato e di trasformare le emergenze in un motore di cambiamento positivo.







