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giovedì 6 Novembre 2025

Escluso dall’Anagrafe PD: un atto antidemocratico?

La recente decisione del comitato provinciale dei garanti del Partito Democratico, che mi ha comportato la cancellazione dall’Anagrafe degli iscritti per il triennio 2025/2026, si presenta come una scelta profondamente problematica, che solleva interrogativi significativi sia sul piano procedurale che su quello sostanziale.

Si tratta di un atto che, a mio avviso, contrasta con i principi fondamentali di correttezza e trasparenza che dovrebbero improntare l’azione di un partito democratico.
La mia candidatura all’interno della lista “Matteo Ricci Presidente” non è stata una scelta casuale, bensì il frutto di un processo deliberativo complesso e condiviso.
L’assemblea regionale, organo apicale del PD nelle Marche, ha espresso con una votazione formale l’approvazione della mia presenza nella lista, contestualmente a quelle degli altri candidati dem.
Questa decisione, lungi dall’essere un mero atto amministrativo, rappresentava un riconoscimento del mio contributo e un’estensione del mandato che mi era stato affidato dai militanti.

Parallelamente, l’assemblea ha sancito la mia immissione immediata nel gruppo consiliare del partito, qualora fossi risultato eletto, e ha garantito la continuità della mia iscrizione senza interruzioni.

Queste condizioni, imprescindibili, hanno determinato la mia scelta di candidarmi, escludendo a priori l’ipotesi di intraprendere un percorso alternativo.

L’atto dei garanti, dunque, non solo ignora la legittimità della decisione assembleare, ma dimostra una carente considerazione per il ruolo e la volontà degli organi democratici di base.
Questo comportamento si configura, inoltre, come una palese violazione dell’articolo 47, comma 1 e 2 dello statuto nazionale del PD, che sancisce il diritto di ogni iscritto ad essere informato e ascoltato in merito a procedimenti che lo riguardano, garantendo la possibilità di presentare memorie e difese.

Il silenzio e l’assenza di comunicazione, che mi sono stati riservati, denotano una deliberazione affrettata e priva di fondamento, che mira a eludere il contraddittorio e a privarmi del diritto di difesa.

È vero che potrei adire le vie legali, presentando ricorso e, parallelamente, richiedendo l’adesione al gruppo consiliare come non iscritto.
Tuttavia, ritengo più opportuno attendere una presa di posizione formale e trasparente da parte degli organi competenti del partito, sia a livello provinciale che regionale.
Si tratta di un momento cruciale per il PD, che deve dimostrare la sua capacità di autoregolamentazione e di rispetto dei principi democratici.
La decisione che prenderò, in seguito, dipenderà dalla chiarezza e dall’impegno che il partito saprà dimostrare.
Non escludo la possibilità di dover trarre le mie conclusioni, con rammarico, ma con la consapevolezza di aver perseguito la coerenza e la lealtà verso i valori che mi hanno sempre guidato.
La mia speranza è che si possa ancora scongiurare una frattura e che il PD possa ritrovare la strada della partecipazione e del dialogo, elementi imprescindibili per un futuro condiviso e prospero.

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