lunedì 28 Luglio 2025
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Jesi: La campana suona per Gaza, un grido di protesta.

La campana monumentale di Palazzo della Signoria, simbolo del tessuto storico-civico di Jesi, risuonerà domani con venticinque tocchi solenni, un richiamo urgente per la coscienza collettiva.
Il suono, anticipato alle ore 21 per garantirne la massima risonanza, amplificherà un grido di protesta contro la catastrofe umanitaria in corso.

L’amministrazione comunale di Jesi (AN) si unisce a un’iniziativa di portata nazionale, “Gaza muore di fame: disertiamo il silenzio,” promossa da un collettivo di voci intellettuali, tra cui Tomaso Montanari e Paola Caridi, che rifiutano l’inerzia e la complicità del silenzio.
Questo atto simbolico non è un mero gesto di partecipazione, ma un’affermazione di responsabilità morale.

La campana, da secoli custode della memoria cittadina, diviene megafono per un dolore che trascende i confini geografici.
Il suo suono mira a travalicare l’indifferenza, a risvegliare l’empatia e a stimolare l’azione.
Alle ore 22, i cittadini jesini sono invitati a convergere nei Giardini pubblici di Viale Cavallotti, armati di strumenti musicali, pentole, coperchi, voci: ogni oggetto capace di generare suono diventa un’arma pacifica contro l’oppressione.

L’iniziativa si configura come una performance collettiva, un coro disordinato ma potente che esprime sgomento e solidarietà verso le popolazioni colpite dal conflitto.

La scelta di fare rumore, di rompere il silenzio assordante, riflette una critica implicita alle dinamiche del potere e alle narrazioni mediatiche che spesso attenuano o distorcono la verità.

L’azione mira a creare uno spazio di discussione e di riflessione, a stimolare un dibattito pubblico che non può limitarsi a condanne vaghe o a dichiarazioni di intenti.

La tragica realtà di Gaza, martoriata da una guerra che la priva dei suoi beni essenziali e della sua stessa dignità, è un monito per l’intera comunità internazionale.

L’impossibilità di veicolare aiuti umanitari, mentre il territorio è devastato da bombardamenti e incursioni militari, rivela una profonda disfunzione etica e politica.

Questo evento a Jesi, con il suo simbolismo potente e la sua partecipazione civica, si propone come un atto di resistenza contro la disumanizzazione e un appello all’azione per la giustizia e la pace.

Non si tratta di una semplice manifestazione, ma un impegno a non restare spettatori passivi di un’emergenza che richiede una risposta urgente e concreta.

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