martedì 16 Settembre 2025
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Marche, 3 anni dopo la tragedia: promesse vuote e rabbia.

A tre anni dalla catastrofe del 15 settembre 2022, che dilagò nel cuore delle Marche centro-settentrionali, l’amara constatazione si fa ancora più stringente: le promesse di ricostruzione e di misure preventive rimangono in gran parte disattese.

Angelo Bonelli, esponente di spicco di Alleanza Verdi e Sinistra (Avs), lo dichiara con veemenza, a Senigallia, in occasione del triste anniversario.

La tragedia, che sconvolse le valli dei fiumi Misa e Nevola, costando la vita a tredici persone e infliggendo danni incalcolabili al territorio, si rivela, a distanza di anni, un monito ancora troppo spesso ignorato.
Le parole di Bonelli trascendono la semplice denuncia; rappresentano un atto d’accusa nei confronti di una politica incapace di metabolizzare appieno le implicazioni profonde del cambiamento climatico.

Non si tratta solo di una gestione inefficiente, ma di una vera e propria distanza tra la classe politica e le esigenze reali dei cittadini, di un’amministrazione regionale che sembra essersi dimenticata del proprio dovere nei confronti di coloro che hanno subito la devastazione devastante dell’acqua.
L’emergenza alluvionale ha, inoltre, messo a galla una disarmante disparità di trattamento tra le vittime, una sorta di “cittadinanza a due velocità”.
Bonelli denuncia come i risarcimenti siano distribuiti in modo iniquo, con percentuali differenti a seconda dell’anno in cui si è verificata la calamità, e come i ritardi nell’erogazione dei risarcimenti stiano affliggendo ancora un numero significativo di persone.

Questa situazione non solo amplifica il senso di abbandono, ma alimenta anche un clima di sfiducia e frustrazione.
L’aspetto più inquietante, tuttavia, riguarda le misure di prevenzione.
Secondo quanto riferito dall’Autorità di bacino dell’Appennino centrale (Aubac), il piano d’assetto idrogeologico, lungi dal mitigare il rischio idrogeologico, ne ha in realtà aumentato il grado di pericolosità.
Questa rivelazione getta una luce cruda sull’efficacia delle strategie adottate e solleva seri interrogativi sulla competenza e la trasparenza dei processi decisionali.
La denuncia culmina nell’attacco alla giunta Acquaroli per l’utilizzo improprio dei fondi destinati alle opere straordinarie.
Secondo Bonelli, non sono state realizzate le opere essenziali per la sicurezza della popolazione, come le vasche di espansione, capaci di assorbire l’acqua in eccesso e prevenire le inondazioni urbane.

Al contrario, sono stati finanziati interventi di dubbia utilità.
La domanda che sorge spontanea, e che riecheggia nell’aria, è semplice ma cruciale: dove sono finiti i soldi destinati a proteggere i cittadini? La risposta, a giudicare dall’attuale situazione, sembra essere ancora inafferrabile, celata tra burocrazia, inefficienza e, forse, anche interessi occulti.
La tragedia del 2022 rischia di diventare un monito senza risposta, un promemoria doloroso di quanto sia urgente ripensare radicalmente il rapporto tra politica, territorio e ambiente.

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