Il nuovo assetto del Consiglio Regionale delle Marche per il quinquennio imminente proietta un’ombra di disuguaglianza di genere.
Con una prevalenza maschile marcata, le donne rappresenteranno appena il 20% dei consiglieri eletti, una cifra che si assesta a sei donne su trenta, a fronte di possibili, seppur incerti, riallineamenti dovuti a scelte personali come quella del candidato dem Matteo Ricci, che potrebbe optare per rimanere al Parlamento Europeo.
Questa composizione riflette una tendenza preoccupante: un drastico ridimensionamento della presenza femminile in politica regionale, rispetto alla legislatura precedente dove le donne occupavano il 33% dei seggi (dieci su trenta).
Questo decremento colloca le Marche tra le regioni italiane con la più bassa percentuale di rappresentanza femminile negli organi di governo locale.
L’analisi di questa situazione non può limitarsi a una semplice constatazione statistica.
Essa solleva interrogativi profondi sul processo democratico e sulla capacità delle istituzioni di garantire una partecipazione equa di voci diverse.
La sottorappresentanza femminile in politica non è solo un problema di numeri, ma incide sulla qualità stessa delle decisioni prese, escludendo prospettive e competenze preziose, che riflettono una parte significativa della popolazione marchigiana.
Le nuove consiglieri, pur nella loro limitata numerosità, portano con sé esperienze e sensibilità differenti.
Silvia Luconi e Francesca Pantaloni, espressione di Fratelli d’Italia, e Jessica Marcozzi, per Forza Italia, si affiancano a Micaela Vitri (confermata), l’ex sindaca di Ancona Valeria Mancinelli (Pd) e Marta Ruggeri (M5s).
Ognuna di loro, con le proprie specificità politiche e professionali, dovrà confrontarsi con le sfide che attendono il territorio marchigiano, cercando di influenzare le politiche regionali con una visione inclusiva e attenta alle esigenze di tutti i cittadini.
La diminuzione della presenza femminile nel Consiglio Regionale, pertanto, non è un dato neutro, ma un campanello d’allarme che invita a una riflessione più ampia sulle cause di questa disparità e sulle azioni necessarie per promuovere una maggiore parità di genere nella vita politica regionale, mirando a un futuro in cui le voci di donne e uomini possano contribuire in modo paritario alla costruzione del bene comune.







