La scelta di domenica si configura come un bivio cruciale per il futuro delle Marche, un momento di riflessione profonda che trascende la semplice alternanza di nomi.
Chi sceglie la continuità, accontentandosi di un presente percepito come sufficiente, esercita un diritto democratico legittimo.
Tuttavia, chi nutre l’ambizione di un futuro più florido per la regione, chi avverte la necessità di un rinnovamento sostanziale, riconosce nell’attuale congiuntura un’opportunità irripetibile.
L’appello lanciato dall’eurodeputato dem, Matteo Ricci, candidato alla presidenza con un programma di cambiamento, non è un mero invito al voto, ma una promessa solenne.
Una promessa di inclusività, di rappresentanza di tutte le voci, al di là delle divisioni ideologiche che hanno spesso caratterizzato il dibattito politico.
Il confronto televisivo su SkyTg24 con il presidente uscente, Francesco Acquaroli, ha offerto uno spaccato delle due visioni contrapposte.
Mentre Acquaroli ha puntato sulla consolidata esperienza e sui risultati ottenuti durante il suo mandato, Ricci ha enfatizzato la necessità di una nuova visione, di un approccio innovativo per affrontare le sfide complesse che attendono la regione.
Il cuore del dibattito è ruotato attorno a temi cruciali per lo sviluppo delle Marche: la transizione ecologica, la digitalizzazione, la sanità, il sostegno alle imprese, la valorizzazione del territorio e la lotta alla dispersione dei talenti.
Ricci ha proposto un modello di governance partecipativa, basato sul dialogo con i corpi intermedi e sulla collaborazione tra pubblico e privato.
Ha sottolineato l’importanza di investire nell’istruzione e nella formazione professionale, per creare opportunità di lavoro qualificato e attrarre capitali esteri.
L’affermazione di Ricci, “Da lunedì sarò il presidente di tutti”, non è una retorica vuota, ma un impegno programmatico a superare le divisioni e a governare per l’interesse generale.
Si tratta di un atto di responsabilità nei confronti di una comunità che aspira a un futuro più prospero e coeso.
La scelta di domenica non è quindi una questione di appartenenza politica, ma una scelta di visione, un investimento nel potenziale inespresso delle Marche.
È l’occasione per imprimere una nuova direzione, per costruire un futuro di opportunità e crescita per tutti i marchigiani.
La decisione è nelle mani degli elettori, chiamati a scegliere tra la sicurezza della continuità e la speranza di un cambiamento radicale.