Un archivio in movimento, una memoria pulsante: così il procuratore generale militare presso la Corte d’Appello di Roma, Marco De Paolis, definisce l’imponente mostra itinerante dedicata alle stragi nazifasciste che hanno segnato il periodo cruciale della Guerra di Liberazione, tra il 1943 e il 1945.
Lungi dall’essere una semplice esposizione, si tratta di un complesso stratificato di testimonianze, un mosaico frammentato che ricostruisce eventi traumatici attraverso fotografie sbiadite dal tempo, documenti ufficiali rivelatori, filmati amatoriali di un’epoca perduta, registrazioni di memorie orali – voci di sopravvissuti, testimoni, partigiani – e schede storiche che cercano di contestualizzare il contesto politico e sociale del dopoguerra.
Questa mostra, più che una collezione di oggetti, è un’immersione nella complessità della Resistenza italiana, un tentativo di restituire dignità alle vittime e di comprendere le radici profonde di un’Italia ferita e divisa.
Il suo valore non risiede tanto nella magnificenza dei cimeli esposti (sebbene anche questi offrano uno sguardo privilegiato sul passato) quanto nella capacità di connettere il presente con un capitolo oscuro della storia nazionale, stimolando la riflessione e promuovendo la consapevolezza.
L’itineranza della mostra non è casuale: è una scelta deliberata per portare la memoria direttamente alle comunità locali, per farla dialogare con il territorio, per attivare la coscienza collettiva e per combattere l’oblio.
Ogni tappa rappresenta un’opportunità per rileggere il passato alla luce del presente, per confrontarsi con le ferite ancora aperte e per costruire un futuro fondato sulla verità e sulla giustizia.
L’annuncio dell’arrivo della mostra nelle Marche, a partire dai primi mesi del 2026, con collocazione nella suggestiva cornice della Mole Vanvitelliana ad Ancona, segna un momento significativo.
La Mole, edificio simbolo del XVIII secolo, con la sua architettura monumentale e la sua storia complessa, si appresta ad accogliere un carico di memoria che ne amplierà il significato, trasformandola in un luogo di incontro tra passato e futuro, tra silenzio e parola, tra oblio e ricordo.
L’evento rappresenta un’occasione irripetibile per la regione e per l’intero Paese, un invito a non dimenticare, a ricordare, a riflettere e a costruire una società più giusta e consapevole delle proprie radici.