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mercoledì 5 Novembre 2025

PD Marche: Bivio cruciale, serve un reset radicale

Il Partito Democratico nelle Marche si trova di fronte a un bivio cruciale, un momento che impone una profonda revisione del suo modus operandi e una radicale destituzione delle strutture intermedie.

L’attuale sistema, permeato da dinamiche opache e decisioni centralizzate, soffoca le energie dal basso e impedisce una reale partecipazione democratica.

La necessità di un reset, di una ripartenza dalle fondamenta, si impone non come atto distruttivo, ma come condizione imprescindibile per la rivitalizzazione del partito e per il ristabilimento di un legame autentico con la cittadinanza.

La retorica, finora, ha dominato il dibattito interno.

Parole come “unità”, “apertura” e “partecipazione” risuonano vuote quando la realtà tangibile rivela divisioni, chiusure e un sistema di potere che si auto-preserva, relegando le voci dissonanti ai margini.

Questo divario tra l’ideale proclamato e la prassi applicata genera disillusione e allontana gli iscritti, erodendo la fiducia e compromettendo la capacità del partito di rappresentare efficacemente le istanze del territorio.

L’esperienza recente, segnata dalla contestata elezione del sindaco di Pesaro, ha cristallizzato le fragilità del sistema.

La mancata assunzione di responsabilità da parte delle leadership regionali, l’assenza di un’autocritica costruttiva, hanno esacerbato le tensioni e alimentato un senso di frustrazione diffuso.
La segreteria regionale, incapace di un’analisi lucida e trasparente, si è trincerata in posizioni difensive, perpetuando un circolo vizioso di immobilismo e autoreferenzialità.

La mancanza di primarie aperte, le decisioni prese in sedi ristrette e la prevalenza della fedeltà personale rispetto al consenso diffuso sono manifestazioni di un sistema che si è allontanato dai valori fondanti del Partito Democratico.
Questo approccio elitario e autoritario genera disaffezione e impedisce l’emergere di nuove leadership capaci di interpretare e rappresentare le esigenze del territorio.

La proposta di una candidatura civica, rifiutata, testimonia la consapevolezza di un sistema che, pur esibendo un volto di apertura, prepara la strada all’esclusione.

La permanenza nel partito, tuttavia, non è frutto di rassegnazione, ma di una ferma convinzione nella possibilità di un cambiamento radicale.
Il Partito Democratico deve ritrovare la sua anima popolare, riavvicinandosi alle persone, ascoltando le loro storie, partecipando alla vita delle comunità.

Deve tornare a essere un luogo di confronto aperto, dove le idee vengono valutate sulla base del loro valore intrinseco e non in base alle dinamiche di potere.
Si tratta di trasformare una struttura gerarchica e autoritaria in una vera e propria comunità, un laboratorio di proposte e un motore di cambiamento sociale.
La sfida è ardua, ma non insormontabile.

Richiede coraggio, trasparenza e una profonda volontà di mettere in discussione le certezze del passato.

Richiede una leadership capace di ascoltare, di dialogare e di coinvolgere attivamente tutti gli iscritti.

Solo così il Partito Democratico potrà riscoprire la sua identità, riconquistare la fiducia della cittadinanza e tornare a essere un protagonista attivo nella vita politica del Paese.

La ripartenza dalle radici, il recupero della democrazia interna e l’apertura alla partecipazione di tutti sono gli ingredienti fondamentali per un futuro di rinnovamento e di crescita.

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