“La costruzione di una squadra competitiva e radicata nel territorio marchigiano rappresenta una priorità imprescindibile per il Partito Democratico in vista delle prossime elezioni regionali. La mia richiesta è semplice ma significativa: individuare trenta figure di spicco, portatrici di energia e capacità, che si candidino a rappresentare il nostro partito. Le modalità di selezione, naturalmente, rimangono prerogativa del partito, ma l’imperativo è garantire una rappresentanza robusta e diversificata in ogni provincia, specchio fedele della complessità sociale e geografica delle Marche.”Queste parole, pronunciate dall’eurodeputato Matteo Ricci, candidato a Presidente della Regione Marche, emergono da una riflessione più ampia sul processo di selezione dei candidati, un tema cruciale che evidenzia la maturità democratica del Partito Democratico. L’attenzione non si concentra solo sulla mera composizione numerica delle liste, ma sulla qualità intrinseca dei profili, sulla loro capacità di incarnare i valori del partito e di rispondere efficacemente alle esigenze del territorio.L’affermazione di Ricci non è un mero atto formale, bensì un segnale di cambiamento rispetto a pratiche più consolidate, dove l’automatismo e la personalizzazione delle decisioni spesso soffocano il dibattito interno e limitano la possibilità di rinnovamento. La discussione aperta sulle candidature, in particolare sul tema del terzo mandato per alcuni consiglieri uscenti, dimostra la volontà del partito di affrontare con coraggio le questioni complesse, senza preconcetti o tabù.”Il fatto che il Partito Democratico sia il primo a confrontarsi con queste dinamiche sottolinea il nostro impegno per la trasparenza e la partecipazione. Non diamo nulla per scontato, perché sappiamo che la fiducia dei cittadini si conquista con il merito e la capacità di ascolto,” ha spiegato Ricci.La differenza con altri schieramenti politici, dove la selezione dei candidati è spesso gestita in modo centralizzato e autoritario, è evidente. In quei contesti, la mancanza di un dibattito interno costruttivo e la presenza di un decisore unico limitano l’innovazione e impediscono l’emergere di nuove leadership. Il PD, al contrario, si propone di essere un laboratorio di democrazia, dove le opinioni diverse vengono ascoltate e le scelte sono il risultato di un confronto aperto e costruttivo.La sfida che il Partito Democratico si pone è quella di conciliare la necessità di presentare candidature competitive con l’imperativo di garantire una rappresentanza ampia e diversificata, capace di intercettare le istanze provenienti da ogni angolo delle Marche. Si tratta di un compito arduo, ma essenziale per costruire un futuro migliore per la nostra regione.
PD Marche: Ricci lancia la sfida per un nuovo gruppo dirigente
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