Le proposte avanzate da Matteo Ricci, candidato del centrosinistra alla presidenza delle Marche, per la rivitalizzazione delle aree interne rappresentano un paradigma, non un mero capitolo specialistico di un programma politico regionale o nazionale.
Si tratta di un approccio trasversale, un filtro attraverso il quale interpretare e modellare ogni intervento pubblico.
Come sottolineato dalla segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, le cinque priorità cardine che il PD sta perseguendo a livello nazionale trovano piena risonanza e applicazione concreta nel contesto delle aree interne.
La difesa rigorosa di un sistema sanitario pubblico, universale e accessibile a tutti, si configura come la prima linea di battaglia contro le privatizzazioni che la destra sta progressivamente implementando.
L’emergenza sanitaria nelle Marche, accentuata in questi cinque anni di amministrazione Acquaroli, si è concretizzata in una drammatica escalation delle liste d’attesa, con ben 150.000 cittadini impossibilitati a ricevere cure adeguate, schiacciati dai costi e dalla lunghezza dei tempi.
Questa situazione non è un mero dato statistico, ma l’incarnazione di una profonda disuguaglianza territoriale che il centrosinistra si impegna a sanare.
L’atteggiamento della destra, che nei documenti ufficiali sembra accettare come inevitabile il declino demografico ed economico delle aree interne, è inaccettabile.
Questo approccio fatalista non può essere l’orizzonte di un futuro per le comunità che abitano queste zone.
L’errore cruciale, inoltre, risiede nel tentativo di imporre soluzioni uniformi, provenienti da Roma o da Ancona, senza tener conto delle specificità locali.
Un’efficace politica per le aree interne deve innanzitutto ascoltare attivamente le comunità, comprenderne le esigenze e i desideri, e formulare risposte mirate, personalizzate, che tengano conto della diversità dei territori.
Si tratta di un cambio di paradigma: abbandonare l’idea di un modello standardizzato per abbracciare un approccio flessibile, partecipativo, che metta al centro le persone e le loro storie.
Questo implica un profondo ripensamento del rapporto tra capitale e periferia, tra città e campagna, tra potere centrale e autonomia locale.
È necessario investire in infrastrutture, non solo fisiche ma anche digitali, per colmare il divario tecnologico e favorire lo sviluppo di nuove opportunità di lavoro.
È fondamentale sostenere l’imprenditoria locale, incoraggiando la creazione di piccole e medie imprese che possano valorizzare le risorse del territorio e creare posti di lavoro stabili.
È altrettanto importante promuovere il turismo sostenibile, che possa valorizzare il patrimonio culturale e ambientale delle aree interne, senza compromettere la loro identità e il loro equilibrio ecologico.
Il rilancio delle aree interne non è solo una questione di sviluppo economico, ma anche di coesione sociale, di identità culturale, di futuro per le nuove generazioni.
È un investimento nel tessuto connettivo del Paese, un atto di amore verso le comunità che ne costituiscono l’anima più autentica.
È un impegno a costruire un futuro più giusto, più equo, più sostenibile per tutti i cittadini, senza lasciare nessuno indietro.
E questo, per il centrosinistra, rappresenta un dovere morale e politico imprescindibile.