L’attuale scenario geopolitico, segnato da crescenti tensioni e una rinnovata riflessione sulla sicurezza europea, impone una revisione critica delle strategie di difesa e delle politiche estere degli ultimi decenni. L’europarlamentare dem e aspirante Presidente della Regione Marche, Matteo Ricci, ha espresso preoccupazioni riguardo ad alcune posizioni recentemente emerse, evidenziando la necessità di un approccio più ponderato e integrato.La retorica belligerante e l’enfasi su un potenziamento militare, come suggerito da alcune proposte che contemplano un investimento fino al 5% del PIL, sollevano interrogativi cruciali sull’allocazione delle risorse pubbliche. Un simile incremento delle spese militari implicherebbe inevitabilmente un ridimensionamento di settori vitali come la sanità e il welfare, aree già gravate da criticità e carenze strutturali.Ricci, descrivendosi come un pacifista pragmatico, riconosce l’importanza della deterrenza come strumento di sicurezza, ma sottolinea che un’eccessiva focalizzazione sulla forza militare rischia di compromettere la coesione sociale e lo sviluppo economico. La vera forza di un’Europa credibile e influente, a suo avviso, non risiede nella proliferazione di eserciti nazionali, bensì in una politica estera e di difesa comune, gestita con una visione unitaria e coordinata.L’accento posto da alcune voci politiche sull’incremento degli armamenti contrasta con un’eredità di politiche improntate alla ricerca della pace e alla risoluzione dei conflitti attraverso il dialogo e la cooperazione internazionale. L’auspicio è che si possa recuperare questa visione, reinterpretandola alla luce delle nuove sfide che l’Europa si trova ad affrontare.In questo contesto, Ricci individua un modello di riferimento potenzialmente valido: quello spagnolo. Non si tratta di una mera imitazione, ma di un’analisi dei punti di forza di un approccio che coniuga la difesa della sicurezza nazionale con un impegno attivo nella promozione della pace e della stabilità nel panorama internazionale. Un modello che potrebbe offrire spunti utili per una riflessione più ampia sul futuro della politica estera e di difesa europea, orientata alla costruzione di un’Europa più forte, più equa e più capace di incidere positivamente sugli equilibri globali. La sfida è quella di tradurre questi principi in azioni concrete, promuovendo una cultura della cooperazione e del multilateralismo, e investendo in diplomazia, ricerca e sviluppo di soluzioni innovative per la gestione dei conflitti.
Ricci: Europa, meno armi, più dialogo. Il modello spagnolo può ispirare
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