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San Severino: Ritorno a Casa del Santo, un Legame Millenario

Il corteo solenne delle reliquie di San Severino Vescovo, custodi di una storia millenaria e di una fede profondamente radicata, ha compiuto oggi il ritorno nella sua città natale, San Severino Marche.
Questo terzo trasferimento, dopo l’imponente celebrazione tenutasi a Comiziano (Napoli), testimonia il legame spirituale e culturale che unisce le due comunità, un filo invisibile tessuto attraverso i secoli e rinsaldato da un sentimento di devozione condivisa.
La delegazione settempedana, guidata dall’assessora alla Cultura Vanna Bianconi e dal sacerdote padre Luciano Genga, ha accompagnato le spoglie del Santo patrono, accolte da una folla di fedeli, cittadini orgogliosi e membri dell’associazione Palio dei Castelli, custodi delle tradizioni locali.

Il ritorno, atteso con trepidazione, ha seguito un percorso simbolico, ripercorrendo le orme di precedenti trasferimenti, risalenti alla prima celebrazione del 1980, che hanno visto San Severino diventare oggetto di profonda venerazione anche in Campania.
Precedentemente all’evento, una delegazione proveniente da Comiziano, guidata dal parroco Don Giovanni Kumar, aveva visitato San Severino Marche, un gesto di cortesia e di reciproca attesa che ha anticipato il momento del congiunto onore.

Durante le festività patronali a Comiziano, l’assessora Vanna Bianconi e il sindaco Severino Nappi hanno formalizzato ulteriormente il consolidato rapporto tra le due città con la sottoscrizione di una “Pergamena dell’Amicizia”.
Questo atto, significativo, affonda le sue radici in un accordo più ampio, già siglato a giugno dai sindaci Rosa Piermattei e Severino Nappi, e mira a rafforzare i legami che trascendono i confini geografici, abbracciando dimensioni spirituali, culturali e sociali.
La figura di San Severino Vescovo, figura di riferimento per la comunità marchigiana, estende la sua influenza anche oltre i confini regionali, trovando venerazione a Sellano, in provincia di Perugia.

La sacra presenza delle sue reliquie rappresenta, per entrambe le comunità, un patrimonio immateriale di inestimabile valore, un simbolo di identità, di resilienza e di fede incrollabile.

Il ritorno a San Severino, al termine delle celebrazioni campane, sancisce la continuazione di un legame profondo, un’eredità spirituale che si tramanda di generazione in generazione, mantenendo viva la memoria di un Santo vescovo la cui influenza continua a ispirare e a unire persone di diversa provenienza.

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