Il brusio dei sondaggi, con le loro previsioni a volte sorprendentemente lontane dalla realtà, non deve paralizzare l’azione politica.
Ricordava Stefania Proietti, presidente dell’Umbria, durante un evento conclusivo della campagna elettorale a sostegno di Matteo Ricci, candidato alla presidenza delle Marche, un episodio emblematico: persino le proiezioni più recenti non avevano previsto la vittoria del centrosinistra.
L’effettivo risultato, sancito dalle urne, ha poi rivelato uno scarto di cinque punti percentuali, una discrepanza che invita a una riflessione profonda sulla complessità dell’elettorato e sull’inadeguatezza, a volte, delle metodologie di campionamento.
La sfida, tuttavia, non risiede nel disprezzare i dati, ma nell’interpretare correttamente i segnali che emergono dal tessuto sociale.
Esiste, infatti, un elettorato “resistenziale”, un segmento della popolazione che si reca alle urne negli ultimi istanti, spesso animato da una partecipazione disincantata, quasi rassegnata.
Questo non è un fenomeno casuale, ma il sintomo di un rapporto deteriorato tra cittadini e istituzioni, una frattura alimentata dalla percezione di una politica distaccata dai bisogni reali.
Per riconquistare la fiducia di questo elettorato, non è sufficiente un’agenda programmatica dettagliata.
È necessario un investimento di ascolto, un’apertura sincera alle istanze che emergono dal territorio.
La politica non può permettersi il lusso di predicare dall’alto in basso, imponendo soluzioni preconfezionate.
Deve, al contrario, incarnare la capacità di interpretare le paure e le speranze dei cittadini, trasformandole in proposte concrete e condivise.
La mobilitazione, quindi, non può limitarsi alla fase elettorale.
Richiede un impegno costante, una presenza capillare sul territorio, un dialogo aperto e trasparente.
La politica deve essere un atto di coraggio, un atto di responsabilità che implica la capacità di assumersi rischi, di affrontare le sfide con determinazione e visione.
L’appello finale di Proietti, un grido di speranza rivolto alle Marche, trascende la semplice propaganda elettorale.
È un invito a riscoprire il senso civico, a riappropriarsi della propria identità, a costruire un futuro condiviso in cui ogni cittadino si senta parte integrante di una comunità coesa e prospera.
“Viva Matteo Ricci, viva il centrosinistra e viva le Marche che torneranno nelle mani dei marchigiani” non è solo un slogan, ma un auspicio: un futuro in cui le decisioni che riguardano il territorio siano prese da chi lo conosce e lo ama, in un’ottica di inclusione e progresso.