“All’ombra della storia”: un’immersione intima e complessa nel vissuto di una famiglia plasmata dalla politica, un’indagine che trascende la semplice biografia per divenire specchio di un’epoca italiana turbolenta. Il libro di Stefania Craxi, presentato al festival Passaggi a Fano, si configura come un tentativo di rileggere la figura controversa del padre, Bettino Craxi, ex Presidente del Consiglio e segretario del Partito Socialista Italiano, attraverso le lenti della memoria personale e dell’analisi storica.Il racconto si dipana tra fotografie sbiadite e aneddoti inediti, offrendo uno sguardo inedito sull’infanzia di Stefania, costretta fin da giovanissima a confrontarsi con il mondo del potere e della competizione politica. L’immagine del bambino che, a soli otto anni, affianca il padre nella distribuzione di volantini elettorali, simboleggia l’immersione totale in un ambiente dominato da ambizioni e responsabilità.Il libro non elude i momenti più bui del periodo storico in cui Craxi si trovò a operare: gli anni di piombo, il dilagare del terrorismo, l’atroce vicenda Aldo Moro. Stefania Craxi offre una prospettiva originale sull’impegno del padre nel tentativo di salvare Moro, smentendo interpretazioni che avrebbero voluto in tale vicenda una ricerca di opportunismo politico. La narrazione si concentra sull’umanità di Craxi, sull’angoscia provata durante quei tragici eventi, un aspetto spesso trascurato nelle analisi più superficiali.Un passaggio particolarmente toccante è dedicato al 30 aprile 1993, quando Bettino Craxi, all’uscita dell’Hotel Raphael, fu bersaglio di un’ondata di ostilità manifestata attraverso il lancio di monetine. L’episodio, sintomo di una crescente polarizzazione sociale e politica, segna un punto di rottura e rivela la fragilità umana anche di chi detiene il potere. La reazione di Craxi, poi, offre una chiave interpretativa del suo carattere: una rigidità apparente che cela una profonda sensibilità e un forte senso del dovere.Il ricordo dell’intervista con Gianfrancesco Ferrara e la successiva telefonata paterna amplificano la complessità del rapporto tra padre e figlia. La frase lapidaria, “Una Craxi non piange,” incapsula una filosofia di vita improntata alla resilienza e alla necessità di affrontare le difficoltà con determinazione, anche a costo di reprimere le proprie emozioni. Questo monito, ripetuto nel tempo, testimonia la volontà di Craxi di proteggere la figlia dalle asperità del mondo politico, insegnandole al contempo a navigare in acque spesso torbide.Il libro di Stefania Craxi non è una semplice riabilitazione postuma, ma un tentativo di comprendere un uomo e un’epoca, di ricostruire un mosaico di ricordi e di analisi che permettano di rileggere la figura di Bettino Craxi in una luce più sfumata e complessa, liberandola dalle etichette semplicistiche e dalle strumentalizzazioni politiche che l’hanno spesso accompagnata. È un’eredità che invita a riflettere sul prezzo del potere, sul peso della responsabilità e sulla fragilità dell’animo umano, anche quando si è al centro del ciclone.