lunedì 6 Ottobre 2025
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Ucraina: Attivisti Italiani Tra Terrore e Speranza per la Pace

La guerra in Ucraina continua a stratificare l’esistenza civile sotto un manto di terrore quotidiano.
A Kharkiv, in particolare, la sirena d’allarme è diventata una colonna sonora ossessiva, un presagio costante di pericolo che permea ogni ora del giorno e della notte.

L’esperienza diretta, la vicinanza al conflitto, è stata toccata anche da attivisti italiani impegnati in una missione di pace, come testimonia il sindaco di Jesi, Lorenzo Fiordelmondo, e il gruppo di 110 volontari che hanno recentemente affrontato un attacco russo a Leopoli.

L’episodio, pur generando comprensibile apprensione e preoccupazione – come dimostrato dai numerosi messaggi di solidarietà ricevuti – non deve, secondo Fiordelmondo, distrarre dall’importanza cruciale della missione stessa.

Il Mean, Movimento Europeo di Azione Nonviolenta, ha promosso un “Giubileo della Speranza”, un’iniziativa volta a offrire supporto e a promuovere il dialogo in un contesto devastato dalla violenza.
La permanenza in Ucraina ha significato confrontarsi con la realtà dei rifugi antiaerei e dei coprifuoco, una cruda dimostrazione della precarietà della vita sotto assedio.
Al di là dell’immediato shock dell’attacco, emerge una riflessione più ampia sulla necessità di colmare un “vuoto enorme” che la guerra ha lasciato.

Questo vuoto non è solo materiale, legato alla distruzione e alla perdita di infrastrutture, ma anche umano, morale e spirituale.

Richiede un impegno collettivo, un’orchestrazione di intelligenze e risorse che vada oltre i confini nazionali e coinvolga la società civile nel suo complesso.
La costruzione della pace, in questo scenario, si configura come un imperativo politico e istituzionale di primaria importanza, che esige un approccio olistico e partecipativo.
Il sindaco di Jesi sottolinea la presenza di “molte forze e intelligenze” nella sua città, pronte a contribuire a questo sforzo collettivo.
La gratitudine espressa a coloro che si prendono cura dei più vulnerabili e a coloro che manifestano e agiscono contro la guerra, riflette un profondo senso di responsabilità e un impegno costante per la giustizia.
La città di Jesi, e con essa le sue forze civili, si propone di continuare a essere un costruttore attivo di pace, un faro di speranza in un mondo tormentato dalla violenza, un esempio di come l’azione umanitaria e la diplomazia possano contribuire a lenire le ferite di un conflitto e a costruire un futuro più giusto e pacifico per tutti.

La vera sfida è trasformare questo impegno in un movimento globale, capace di resistere alla disperazione e di promuovere valori di solidarietà e rispetto reciproco.

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