L’annuncio dell’inclusione di Marche e Umbria nella Zona Economica Speciale (Zes) da parte della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha innescato una reazione critica da parte dell’eurodeputato Matteo Ricci, candidato del centrosinistra alla presidenza delle Marche.
La polemica ruota attorno alla natura stessa del provvedimento e alle sue reali implicazioni per il territorio marchigiano, sollevando interrogativi sulla sua effettiva urgenza e sulla sua capacità di generare benefici concreti.
Ricci, nel suo intervento, evidenzia un’incongruenza fondamentale: se l’obiettivo fosse quello di rispondere a un’emergenza economica o a una necessità impellente, la procedura corretta avrebbe dovuto prevedere l’emanazione di un decreto legge.
Questa forma di atto normativo, infatti, consente un’entrata in vigore rapida e immediata, aggirando i tempi più dilatati previsti per i disegni di legge.
Quest’ultimi, infatti, sono soggetti a un complesso iter parlamentare che può protrarsi per mesi, rendendone l’approvazione lenta e incerta.
L’eurodeputato sottolinea, con forza, che l’assenza di una specifica allocazione di risorse finanziarie nel disegno di legge proposto rappresenta un elemento di profonda contraddizione.
L’implementazione concreta delle misure previste dalla Zes, infatti, sembra essere legata all’approvazione della prossima legge di bilancio, un evento previsto solo per il 2026.
La formulazione “ad invarianza di bilancio” inclusa nel testo legislativo, come Ricci osserva, preclude quindi qualsiasi intervento finanziario immediato.
L’eurodeputato non esita a definire questa situazione una “grande presa in giro per i marchigiani”, accusando il governo di una “finzione elettorale”.
La sua argomentazione si focalizza sulla distanza tra la retorica di una Zona Economica Speciale, che dovrebbe promuovere sviluppo e innovazione, e la realtà di un provvedimento privo di risorse e sottoposto a tempi di attuazione estremamente lunghi.
In sostanza, Ricci suggerisce che le Marche si ritrovino a essere una “Zona elettorale speciale”, dove l’annuncio di una riforma, più che una reale opportunità di crescita, serve a fini propagandistici in vista dei prossimi appuntamenti elettorali.
La critica mira a smontare l’immagine di una risposta rapida ed efficace alle problematiche economiche regionali, svelando, secondo Ricci, una strategia politica volta a capitalizzare consenso attraverso promesse che difficilmente si tradurranno in benefici tangibili per il territorio.