giovedì 14 Agosto 2025
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Zes Marche-Umbria: Fragilità Economica e Politiche a Bordo

La discussione sulla Zona Economica Speciale (Zes) per Marche e Umbria, lungi dall’essere una mera questione burocratica, si rivela un termometro della fragilità economica regionale e dell’efficacia delle politiche di governo.

L’annuncio di un disegno di legge governativo che ne dovrebbe facilitare l’accesso, accolto con veemenza dal PD marchigiano, non cancella un quadro preoccupante: un tessuto imprenditoriale in rapido deterioramento.

I dati parlano chiaro: dall’insediamento di Francesco Acquaroli alla presidenza nel 2020, il saldo delle imprese cessate ha raggiunto livelli allarmanti.
Si stima che circa 43.500 attività abbiano chiuso i battenti, una perdita aggravata dalla necessità di considerare le cancellazioni d’ufficio, che ne altererebbero ulteriormente i numeri reali.
Il biennio 2022-2023, in particolare, ha visto le Marche perdere il 3,5% delle imprese attive, un dato che contrasta nettamente con le performance delle altre regioni italiane, anche quelle in difficoltà.

Questo declino impone una riflessione profonda sulle dinamiche che stanno erodendo la competitività del territorio.
La mancata capacità di trasformare ingenti risorse pubbliche – allocate attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e destinate alla ricostruzione post-sisma – in opportunità concrete per le imprese, costituisce un fallimento strategico che mina la credibilità della governance regionale.

Il problema non è la carenza di risorse, ma la loro inefficace gestione e la difficoltà di progettarle in modo da stimolare la crescita e l’innovazione.
L’assenza di una visione chiara e di un’azione mirata, con conseguente ritardo nell’attuazione dei progetti e nell’erogazione dei finanziamenti, ha contribuito ad aggravare la situazione.
L’idea di una Zes, pur con le sue potenzialità, rischia di rivelarsi un palliativo se non accompagnata da un’azione di sistema che affronti le cause strutturali della crisi imprenditoriale.
È necessario un approccio multidisciplinare che integri misure di sostegno finanziario con interventi mirati a favorire la formazione, l’innovazione, l’internazionalizzazione e la semplificazione burocratica.
Le proposte del PD marchigiano – l’approvazione immediata di un decreto ponte, l’inclusione di tutti i comuni nella Zes, il rifinanziamento proporzionale e l’allocazione di risorse adeguate – rappresentano un tentativo di accelerare il processo e di ampliarne l’impatto territoriale.

Tuttavia, è fondamentale che queste misure siano concepite come parte di un piano più ampio e organico, che tenga conto delle specificità del contesto regionale e che coinvolga attivamente tutti gli stakeholder, dalle associazioni di categoria agli enti locali, dalle università alle imprese.

La Zes, in definitiva, può essere uno strumento utile, ma solo se integrata in una strategia di sviluppo sostenibile e inclusivo.
Il futuro economico delle Marche dipende dalla capacità di superare l’emergenza e di costruire un modello di crescita più resiliente e competitivo.

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