L’annuncio delle restrizioni imposte per i derby Ascoli-Sambenedettese, dopo quasi quattro decenni di attesa, lascia un’ombra amara, un senso di profonda frustrazione che va ben oltre il semplice dispiacere calcistico.
Bernardino Passeri, presidente dell’Ascoli, esprime un dolore palpabile, descrivendo la situazione come una “sconfitta personale” e una “realtà svilente” che colpisce l’intera comunità territoriale.
Il ritorno di questo storico scontro, un evento capace di catalizzare l’attenzione e l’emozione di un vasto pubblico di appassionati, viene così ridotto a un mero “evento a rischio”, confinato da misure restrittive che ne annullano l’essenza: la vibrante presenza delle tifoserie.
L’impegno congiunto del presidente Passeri e del collega Vittorio Massi, volto a creare le condizioni per una celebrazione pacifica e sentita, si infrange contro un sistema di sicurezza percepito come eccessivamente rigido e penalizzante.
La radice del problema risiede nella profonda rivalità storica che lega le due città, un sentimento radicato nel territorio e amplificato dalla prossimità geografica.
Sebbene comprensibili le preoccupazioni delle autorità e la necessità di garantire l’ordine pubblico, la decisione di escludere le tifoserie ospiti appare come una soluzione semplicistica che ignora le dinamiche complesse di un fenomeno sociale e culturale di tale portata.
Passeri lancia un appello alla responsabilità condivisa, rivolgendosi a tifosi, società e istituzioni.
Un invito a una riflessione critica sulle scelte compiute, suggerendo che la via più facile non è sempre quella più giusta o più efficace.
L’inadeguatezza delle infrastrutture del Del Duca, già oggetto di interventi mirati per migliorare la sicurezza, sottolinea ulteriormente la fragilità di un sistema che non riesce a bilanciare la tutela dell’ordine con la salvaguardia del diritto al tifo.
La vicenda solleva interrogativi profondi sulla capacità di valorizzare il calcio come momento di aggregazione sociale e di celebrazione dell’identità locale.
Resta l’amara incertezza: quali saranno le future opportunità per rivivere l’emozione di un derby Ascoli-Sambenedettese vissuto appieno, con la partecipazione calorosa e appassionata di entrambe le tifoserie? La speranza, fragile ma persistente, è che questa parentesi buia possa stimolare un cambiamento di paradigma, orientato verso un approccio più inclusivo e rispettoso delle passioni calcistiche.