L’iniziativa relativa al centro polivalente sociosanitario di Aosta, situato in via Brocherel, non deve essere interpretata come una mera privatizzazione, bensì come una sinergia strategica tra pubblico e privato finalizzata a superare i limiti intrinseci dell’azione amministrativa autonoma.
Questa visione è stata esplicitamente delineata da Claudio Perratone, coordinatore del Dipartimento regionale Sanità e salute, durante un’informativa pubblica volta a illustrare l’avanzamento e la futura gestione – strutturata attraverso un modello di finanza di progetto – della complessa infrastruttura.
Il punto cruciale risiede nella capacità di attrarre un partner privato disposto a co-investire in un progetto di tale portata, un’operazione che si inquadra rigorosamente all’interno del quadro normativo degli appalti pubblici.
Tale approccio non solo rappresenta un’innovazione metodologica, ma apre a nuove modalità operative per l’amministrazione, consentendo di garantire in maniera più efficace la soddisfazione del bisogno pubblico e la realizzazione degli obiettivi di interesse generale.
Questa dinamica di collaborazione, in realtà, non è un fenomeno isolato.
L’azienda sanitaria, infatti, già implementa simili strategie avvalendosi del cosiddetto “privato accreditato”, un meccanismo attraverso il quale soggetti privati contribuiscono a colmare le lacune nell’erogazione di servizi sociali, assistenziali e pubblici.
Il percorso verso l’accreditamento prevede l’espletamento di procedure amministrative finalizzate a verificare e certificare la qualità dell’offerta, la solidità organizzativa, la conformità strutturale e l’adeguatezza tecnologica della struttura.
L’ottenimento dell’accreditamento stesso, quindi, funge da garanzia di collaborazione e di affidabilità nei confronti dell’ente pubblico.
Stefania Magro, dirigente dei Servizi sociali del Comune di Aosta, ha precisato che l’esito delle procedure concorsuali determinerà l’assegnazione della gestione della struttura, potenzialmente alla cooperativa Consorzio Zenit sociale, attuale promotore.
In caso di altro aggiudicatario, la norma prevede un compenso di pari al 2% dell’investimento complessivo, stimato in 15,77 milioni di euro, a favore del promotore originario.
Questa disposizione testimonia un riconoscimento del ruolo del promotore nell’iniziale sviluppo del progetto, anche qualora non dovesse risultare vincitore della gara d’appalto.
L’iniziativa rappresenta, quindi, un modello di governance ibrida, volto a ottimizzare l’uso delle risorse e a massimizzare l’impatto positivo sul territorio, coniugando l’efficienza del settore privato con la finalità di servizio al cittadino tipica dell’amministrazione pubblica.