L’aula di giustizia ad Aosta è stata teatro oggi di un’esplorazione minuziosa degli eventi che hanno condotto alla tragica scoperta del corpo di Auriane Laisne, la giovane francese di 22 anni, assassinata nell’aprile dell’anno precedente. Sohaib Teima, l’imputato, residente a Fermo e accusato di aver commesso il delitto, ha mantenuto un silenzio composto, affiancato dai suoi legali, mentre i testimoni dell’accusa ricostruivano il quadro drammatico.La testimonianza di Andrea Sarasino, che con la madre si è imbattuto nel macabro ritrovamento, ha segnato un punto cruciale. La sua descrizione del momento in cui, scrutando attraverso l’apertura della cappella diroccata di Equilivaz, ha individuato gambe e scarponi, ha evocato l’orrore iniziale e la successiva, urgente chiamata al 112. La scena, impressa nella sua memoria, rivela un luogo abbandonato e inaccessibile, trasformato in un luogo di morte.Philippe Bethaz, residente a Valgrisenche, ha fornito un tassello importante per comprendere il percorso dei due giovani prima del delitto. La sua ospitalità, offerta in assenza di alloggio, ha permesso di ricostruire un frammento della loro permanenza nella valle. L’osservazione della reticenza di Auriane e la richiesta specifica di Teima riguardo a luoghi abbandonati hanno introdotto elementi di inquietudine e sospetto. La sua indifferenza verso l’interesse di Teima per le rovine, contrariamente a una risposta che avrebbe potuto fornire, apre a possibili interpretazioni.Un’indagine transfrontaliera, condotta dall’ufficiale di polizia giudiziaria francese, Alberto Randazzo, ha portato alla luce dettagli cruciali relativi alle attività dell’imputato in Francia. Le perquisizioni eseguite presso l’appartamento, il campus universitario e la residenza della zia di Teima, unite all’analisi dei dati delle celle telefoniche, del DNA e dei movimenti finanziari, hanno tracciato un percorso investigativo complesso e rigoroso. La scoperta che i telefoni dei due giovani hanno “passato” alla rete italiana attraverso il traforo del Monte Bianco il 25 marzo, per poi disattivarsi e riattivarsi diversi giorni dopo, suggerisce un tentativo di eludere i controlli o di operare in una zona specifica. L’episodio del tentativo di Teima di sottrarre la provetta contenente il suo DNA durante la procedura di prelievo, ha aggiunto un ulteriore elemento di drammaticità e ha evidenziato una possibile resistenza all’investigazione.La testimonianza dell’ufficiale francese ha messo in luce la collaborazione tra le autorità italiane e francesi, evidenziando l’importanza di un approccio internazionale per affrontare crimini che trascendono i confini nazionali. L’analisi dei dati di localizzazione, abbinata all’analisi del DNA, si è rivelata fondamentale per ricostruire gli eventi e collegare l’imputato alla scena del crimine.Il processo, ora in attesa delle testimonianze dei familiari della vittima e dell’esperto genetista designato dalla procura, si preannuncia come un’analisi profonda e complessa, volta a fare luce sulle dinamiche che hanno portato alla perdita di una giovane vita e a garantire giustizia per la sua memoria.
Aosta, processo Laisne: testimonianze chiave e indagini transfrontaliere
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