Avs-Rete Civica ha annunciato l’intenzione di adire il Tribunale Ordinario di Aosta con un ricorso legale volto a contestare la validità della nuova normativa elettorale regionale, recentemente ratificata dal referendum del 10 agosto e applicabile alle elezioni del 28 settembre.
Sebbene il ricorso non sia stato ancora formalmente presentato, i dettagli della contestazione saranno resi pubblici durante una conferenza stampa convocata per il 1° settembre ad Aosta.
La decisione di Avs-Rete Civica si inserisce in un contesto di crescente dissenso, già espresso dal docente di diritto costituzionale dell’Università di Torino, Giovanni Boggero.
Quest’ultimo, in precedenti dichiarazioni alla stampa, ha sottolineato la necessità di una pronuncia giudiziale che chiarisca i termini della discussione, evidenziando una potenziale incongruenza tra il referendum abrogativo/confermativo e il decreto che ha fissato la data delle elezioni.
Secondo Boggero, il riferimento normativo prevalente dovrebbe essere quello vigente al momento della pubblicazione del decreto elettorale, e un ricorso giudiziario potrebbe offrire all’amministrazione regionale un quadro interpretativo più solido e sicuro.
La questione sollevata non è meramente tecnica o procedurale; essa tocca principi fondamentali del diritto costituzionale italiano.
L’esercizio della sovranità popolare, sancito dall’articolo 1 della Costituzione, deve avvenire nei limiti e attraverso le forme previste dalla legge.
Lo Statuto Speciale della Valle d’Aosta e le leggi statutarie ne costituiscono l’inquadramento giuridico.
L’utilizzo del referendum, strumentale a scelte che potrebbero eccedere tali limiti, desta preoccupazione per la salvaguardia del primato della legge e per la coerenza del sistema costituzionale.
Il caso evidenzia, inoltre, un potenziale squilibrio tra la volontà popolare espressa attraverso il voto referendario e il rispetto dei vincoli normativi preesistenti.
Un ricorso al giudice ordinario rappresenta quindi un atto volto a tutelare il corretto funzionamento del processo democratico e a garantire che le scelte politiche siano conformi ai principi costituzionali di legalità e certezza del diritto, preservando l’integrità del sistema elettorale regionale.
La vicenda si configura, quindi, come un campanello d’allarme sulla necessità di un’interpretazione rigorosa dei meccanismi di partecipazione popolare, affinché non si traducano in elusione dei principi fondamentali che governano la vita democratica.