La questione di competenza sollevata da Avs-Rete Civica riguardo all’applicazione della legge elettorale che introduce le preferenze di genere nelle prossime elezioni regionali del 28 settembre, ha acceso un dibattito tecnico-giuridico di notevole importanza.
L’avvocato Marcello Cecchetti, rappresentante dell’amministrazione regionale, sostiene con forza che la competenza in materia non ricada nel tribunale ordinario, bensì nel giudizio amministrativo, configurando una questione di legittimità della norma e non di mero diritto civile.
L’argomentazione centrale si articola attorno alla tempistica dell’impugnazione.
Secondo Cecchetti, la strategia più appropriata per i ricorrenti – che lamentano una limitazione della loro tutela nel caso di un’impugnazione successiva alla proclamazione degli eletti – sarebbe quella di attendere l’esito delle elezioni per contestare l’atto di proclamazione.
Questo approccio, a suo dire, garantirebbe una tutela piena e definita, poiché il Tar Valle d’Aosta, investito successivamente, avrebbe il potere di annullare l’intero processo elettorale qualora ritenesse la legge elettorale applicata illegittima.
Un annullamento di tale portata comporterebbe l’indizione di nuove elezioni, condotte sotto l’egida della legge contestata, eliminando così ogni potenziale ambiguità o contestazione successiva.
L’impostazione difensiva dell’amministrazione regionale pone l’accento sull’assenza di un “interesse tutelabile” a voler far proseguire le elezioni sotto il regime della legge vigente.
Questo implica una valutazione critica della situazione, suggerendo che la richiesta di un intervento immediato risulterebbe in una forma di protezione ingiustificata, potenzialmente preclusa dall’inevitabile esito elettorale.
La prospettiva è quella di un sistema giudiziario che privilegia la certezza del voto e la legittimazione democratica, rimandando la verifica della validità della legge a un momento successivo all’espressione della volontà popolare.
La decisione finale, in definitiva, spetterà al giudice amministrativo, chiamato a bilanciare l’urgenza della richiesta dei ricorrenti con i principi fondamentali del diritto elettorale e la necessità di garantire la correttezza del processo democratico.