L’erosione del senso comunitario nella politica contemporanea, alimentata da un individualismo esasperato nell’atto del voto, rappresenta una sfida strutturale per la vitalità dei movimenti e la coerenza delle rappresentanze.
La tendenza a privilegiare la scelta singola, l’espressione del voto come atto personale e non come adesione a un progetto collettivo, ha progressivamente svuotato i partiti di quella sostanza che ne costituisce l’anima: la condivisione di valori, obiettivi e una visione del bene comune.
Questa dinamica, analizzata con acume da figure come Joël Farcoz, presidente dell’Union Valdôtaine, minaccia di relegare la politica a mero esercizio di potere contingente, scollegato da radici ideologiche e da una responsabilità verso una comunità più ampia.
La recente discussione sulla riforma elettorale regionale valdostana, con la sua proposta di reintroduzione del sistema a tre preferenze, incarna questo dilemma cruciale.
Alcuni osservatori, con una prospettiva forse limitata, la etichettano impropriamente come una semplice revisione tecnica.
Tuttavia, l’impatto di un ritorno a una scelta multipla, integrata da meccanismi di parità di genere, potrebbe rivelarsi molto più profondo, capace di riaccendere un dialogo politico più ampio e di recuperare una dimensione comunitaria perduta.
Il sistema a preferenza unica, intrinsecamente legato a logiche di competizione individualistica, tende a frammentare il corpo elettorale e a favorire candidati carismatici ma privi di una solida base programmatica.
Al contrario, la possibilità di esprimere più voti, di scegliere tra diverse proposte e diverse personalità, stimola la riflessione, incoraggia la ricerca di compromessi e promuove la formazione di aggregazioni politiche più ampie e rappresentative.
La scelta a preferenza multipla invita implicitamente l’elettore a considerare non solo le qualità individuali dei candidati, ma anche la coerenza del gruppo che essi rappresentano e la sua capacità di affrontare le sfide collettive.
La preoccupazione di Farcoz, che estende la sua riflessione al pericolo di un presidenza regionale, evidenzia la fragilità di un sistema politico ridotto a una mera successione di figure di potere.
Una democrazia regionale solida e resiliente si nutre della partecipazione attiva dei cittadini, della loro capacità di costruire un progetto comune e di esercitare un controllo costante sulle azioni dei propri rappresentanti.
La reintroduzione del sistema a preferenze multiple non è una panacea, certamente non offre una “ricetta pronta” per risolvere tutti i problemi politici.
Ma rappresenta un passo importante verso una politica più inclusiva, più partecipativa e più radicata nel tessuto sociale valdostano, un ritorno a un concetto di democrazia che trascende l’individualismo e promuove la costruzione di una comunità più forte e coesa.