La controversia legale che coinvolge il settore idroelettrico italiano si intensifica con una sfida significativa al Piano di Tutela delle Acque (PTA) – aggiornamento 2030, recentemente approvato dal Consiglio Valle.
L’Associazione Italiana dei Produttori Idroelettrici (Assoidroelettrica), voce autorevole che rappresenta l’intero spettro degli impianti, dai micro a quelli di grandi dimensioni, ha formalmente adito il Tribunale Superiore delle Acque di Roma per contestare una specifica porzione del Piano.
L’udienza, fissata per il 15 ottobre, segna un momento cruciale per la definizione di equilibri complessi tra produzione energetica, tutela ambientale e rispetto delle normative europee.
Al centro della disputa vi è l’interpretazione e l’applicazione della cosiddetta “direttiva derivazioni”, un elemento chiave nel quadro normativo europeo volto a garantire la sostenibilità dei prelievi di acqua per usi idroelettrici.
Il PTA 2030, nella sua formulazione attuale, prevede che gli interventi di sviluppo idroelettrico, ubicati all’interno delle cosiddette “aree di repulsione” – zone particolarmente sensibili a perturbazioni idrologiche – siano soggetti a una valutazione rigorosa.
La normativa vigente, così come interpretata dal Piano, sostiene che in tali aree, l’aggiunta di nuovi prelievi, anche minimi, possa generare un incremento potenzialmente significativo della pressione ambientale, rendendo l’intervento incompatibile con gli obiettivi di tutela.
La posizione di Assoidroelettrica contesta questa interpretazione, sostenendo che la direttiva derivazioni dovrebbe trovare applicazione differenziata, escludendo esplicitamente i rinnovi di piccole derivazioni d’acqua, caratterizzate da una potenza inferiore o uguale a 3 megawatt.
L’associazione argomenta che tali impianti, storicamente parte del tessuto economico e sociale delle comunità locali, contribuiscono in modo significativo alla produzione di energia rinnovabile, e che la loro esclusione dalle agevolazioni previste dalla direttiva risulterebbe eccessivamente restrittiva, penalizzando un settore strategico per la transizione energetica.
La Regione, a sua volta, ha deciso di difendere la legittimità del Piano di Tutela delle Acque, affidando la rappresentanza legale all’Avvocatura Regionale, guidata dall’avvocato Riccardo Jans, e al foro di Torino, con l’avvocato Gianni Maria Saracco.
Questa mossa sottolinea l’importanza che la Regione attribuisce alla tutela delle risorse idriche e alla conformità alle normative europee, anche in relazione agli obblighi di sostenibilità ambientale.
Assoidroelettrica, con una produzione annuale di 4,5 miliardi di kilowattora, si presenta come l’associazione di categoria più autorevole e rappresentativa del settore idroelettrico italiano.
La sua missione è quella di tutelare gli interessi dei propri associati, promuovendo lo sviluppo sostenibile del settore e contribuendo alla sicurezza energetica del Paese.
La battaglia legale in corso non è solo una questione di interpretazione normativa, ma riflette una più ampia riflessione sul futuro dell’energia idroelettrica in Italia, tra obiettivi di decarbonizzazione, tutela della biodiversità e sviluppo economico locale.
Il verdetto del Tribunale Superiore delle Acque avrà implicazioni rilevanti per il settore energetico e per la gestione delle risorse idriche nel Paese.