Il dolore materno si riverbera nell’aula di giustizia. Agnes Masson, figura scardinata dalla perdita della figlia Auriane Laisne, si è presentata alla Corte d’Assise di Aosta per testimoniare un dramma che ha lacerato la giovane vita di ventidue anni. Auriane, trovata senza vita nella cappella abbandonata di Equilivaz, è al centro del processo a Sohaib Teima, il giovane imputato accusato di aver posto fine alla sua esistenza.La testimonianza di Agnes è un racconto lacerante di una relazione abusiva, un percorso insidioso che ha progressivamente soffocato l’autonomia e la serenità della figlia. La madre descrive un legame caratterizzato da una dinamica di controllo e manipolazione, un’escalation di violenza psicologica e fisica che ha costretto Auriane a intraprendere una disperata corsa alla libertà.La fuga, però, si è rivelata un gioco allettante ma pericoloso. Auriane ha cambiato cinque numeri di telefono, cercando di erigere barriere virtuali per sottrarsi alla pressione ossessiva di Teima. Un tentativo fragile, perché l’aggressore, con una perversione inquietante, ha saputo penetrare anche quelle difese, rubando i telefoni, violando le password dei social media, trasformando la tecnologia in uno strumento di sorveglianza e terrore.Agnes Masson ha rivelato dettagli agghiaccianti di episodi di sequestro e violenza. Un viaggio a Fermo, dove Auriane fu rinchiusa in casa della madre di Teima, un evento traumatico che la costrinse a inventare una scusa per nascondere le lesioni riportate, un naso rotto attribuito a una caduta accidentale contro un termosifone. Un altro occhio nero, un altro segno della brutalità subita, un nuovo segreto custodito per paura.Il racconto si dipana tra le città, delineando un quadro di isolamento e sottomissione. Teima, in un gesto di controllo ancora più inquietante, abbandonava Auriane sola e rinchiusa a casa di sua madre per cinque giorni, costringendola a una prigionia silenziosa. Un altro episodio drammatico si è consumato a Grenoble, nel campus universitario, dove Auriane, vittima di un nuovo sequestro, è stata liberata dall’intervento della polizia, allertata da un messaggio di soccorso inviato alla madre e al padre.La testimonianza di Agnes Masson non è solo un resoconto di eventi tragici, ma anche una denuncia profonda delle dinamiche di controllo e manipolazione che si celano spesso dietro le relazioni apparentemente normali. Un grido di dolore che si eleva in nome di una figlia perduta e un monito per tutte le vittime di violenza, affinché trovino il coraggio di rompere il silenzio e chiedere aiuto. La giustizia, ora, è chiamata a fare la sua parte, per ricostruire la verità e assicurare all’imputato la responsabilità del suo atto.
Il dolore di una madre, un processo: la storia di Auriane.
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