Nel corso del processo a Sohaib Teima, imputato per l’omicidio di Auriane Laisne, una perizia medico-legale commissionata dalla difesa ha sollevato interrogativi cruciali sulla ricostruzione degli eventi che hanno preceduto il ritrovamento del corpo della giovane donna.
La scoperta del cadavere, avvenuta il 5 aprile 2024 in una chiesetta abbandonata nella remota Valle d’Aosta, si è rivelata oggetto di un’analisi approfondita da parte del medico legale Lorenzo Varetto, consulente difensivo, durante una sessione in Aula presso la Corte d’Assise di Aosta.
L’elemento centrale della discussione si è concentrato sull’interpretazione delle macchie ipostatiche, tracce ematiche residue che si formano in seguito all’interruzione della circolazione sanguigna e che, in linea di principio, forniscono indicazioni sulla posizione del corpo nel momento della morte e nei primi orari successivi.
La posizione del corpo ritrovato – rannicchiato sul fianco sinistro – ha dato adito a un contrasto di interpretazioni tra le due parti in causa.
L’avvocato Patrizia Lupi, difensore di Teima, ha posto al dottor Varetto una domanda mirata a mettere in discussione l’interpretazione fornita dal medico legale della Procura, dottor Testi.
Se il corpo fosse rimasto nella posizione in cui è stato trovato, le macchie ipostatiche avrebbero dovuto manifestarsi sul dorso o su altre aree del corpo, coerentemente con la gravità e la distribuzione del sangue.
La risposta di Varetto ha confermato che, in assenza di movimentazione, le macchie ipostatiche si sarebbero concentrate sul lato sinistro del corpo, sulle zone declivi.
Tuttavia, Varetto aveva precedentemente stabilito che la posizione delle macchie può mutare se il corpo viene spostato entro un intervallo temporale compreso tra le 12 e le 16 ore, momento in cui le macchie tendono a “fissarsi” e a divenire più stabili.
La relazione del dottor Testi aveva inoltre rilevato la presenza di “scarse macchie dorsali fisse”, un elemento che sembrava in contraddizione con la posizione in cui è stato ritrovato il corpo.
La combinazione di questi elementi ha portato l’avvocato Lupi a formulare l’ipotesi che il corpo fosse stato spostato dopo che le macchie dorsali si fossero consolidate, suggerendo così un lasso di tempo cruciale che potrebbe inficiare la ricostruzione dell’accaduto.
La risposta univoca del dottor Varetto – “Non vedo altre spiegazioni” – ha confermato l’ipotesi della movimentazione post-mortem, aprendo nuove prospettive sull’indagine e sollevando dubbi sulla veridicità della ricostruzione degli eventi offerta dalla Procura.
La perizia, quindi, si configura come un tassello fondamentale per tentare di ricostruire la sequenza degli eventi che hanno condotto alla tragica scoperta del corpo di Auriane Laisne.