La comunità valdostana è stata scossa da un lutto improvviso e doloroso.
Piero Jordaney, settantaseienne residente a Morgex, è stato ritrovato senza vita a Brissogne, ponendo fine a una sparizione che aveva destato comprensibile apprensione nella sua cerchia familiare e più in generale nel tessuto sociale locale.
La scoperta, avvenuta questa mattina, ha coinvolto le forze dell’ordine e i soccorritori in un intervento delicato e complesso.
L’auto dell’uomo, una Peugeot 208 di colore grigio, era stata individuata parcheggiata in un’area di sosta nei pressi del ponte che scavalca la Dora Baltea, un punto panoramico particolarmente suggestivo ma, purtroppo, anche potenzialmente pericoloso.
Il corpo di Jordaney è stato recuperato dalle acque del torrente, un’operazione condotta con la professionalità e la sensibilità richieste da simili circostanze, grazie all’intervento coordinato del 118, dei Carabinieri e dei Vigili del Fuoco.
Al di là della cronaca immediata, questo tragico evento solleva interrogativi profondi e merita una riflessione più ampia.
La scomparsa di Piero Jordaney, culminata in questo modo, testimonia la fragilità dell’esistenza umana e la complessità delle dinamiche interiori che possono condurre una persona, anche apparentemente equilibrata, a scelte estreme.
Sebbene le indagini siano ancora in corso e tutte le ipotesi debbano essere verificate con rigore scientifico, l’attuale quadro investigativo lascia propendere verso un gesto volontario.
Un’ipotesi che, purtroppo, accende i riflettori sulla problematica del suicidio, un fenomeno sociale spesso avvolto nel silenzio e nel tabù, che colpisce persone di ogni età e condizione socio-economica.
La comunità di Morgex e Brissogne, legata a Piero Jordaney da rapporti di vicinato e di consuetudine, è chiamata ora a confrontarsi con il dolore e l’incomunicabilità che accompagnano una perdita improvvisa.
È fondamentale, in questi momenti difficili, promuovere la solidarietà e l’ascolto attivo, offrendo sostegno a chi ne ha bisogno e abbattendo le barriere che spesso impediscono di chiedere aiuto.
La tragedia di Piero Jordaney rappresenta un monito per tutti: non giudicare mai, tendere la mano a chi soffre e ricordare che il dialogo e l’empatia possono fare la differenza, illuminando il cammino di chi si trova ad affrontare un momento di profonda crisi personale.
La sua scomparsa lascia un vuoto incolmabile, ma può anche stimolare una maggiore consapevolezza sulla salute mentale e sulla necessità di prevenire il rischio suicidario.







