La recente sentenza numero 147 della Corte Costituzionale ha sollevato un’importante questione di legittimità in relazione ai ritardi nell’adeguamento dei pedaggi autostradali, stabilendo l’illegittimità costituzionale delle disposizioni che hanno posticipato tali adeguamenti per gli anni 2020, 2021, 2022 e 2023.
Il ricorso, promosso dal Consiglio di Stato, ha contestato la violazione dei principi fondamentali sanciti dagli articoli 3, 41 e 97 della Costituzione, focalizzandosi sulla compromissione della libertà di iniziativa economica e sull’alterazione dell’equilibrio tra pubblico e privato.
Le disposizioni incriminate, contenute in successivi decreti-legge, avevano sospeso l’adeguamento tariffario, apparentemente con l’intento di conciliare richieste contrastanti da parte della concessionaria Rav – Raccordo Autostradale Valle d’Aosta spa.
Tuttavia, il Consiglio di Stato ha evidenziato come questi rinvii abbiano prodotto conseguenze negative sulla continuità dell’azione amministrativa, danneggiando la libertà d’impresa e l’utilità sociale derivante da servizi essenziali.
La Corte Costituzionale ha riconosciuto che l’impostazione normativa, sebbene apparentemente volta a risolvere conflitti, ha violato il principio di continuità amministrativa, un pilastro del diritto amministrativo.
Questo principio impone che l’azione amministrativa sia improntata alla stabilità e all’imprevedibilità, evitando ritardi non giustificati che possano pregiudicare gli interessi legittimi dei privati.
Nel contesto delle concessioni autostradali, caratterizzate da una natura contrattuale e disciplina convenzionale, l’alterazione unilaterale delle condizioni tariffarie rappresenta una lesione dell’equilibrio contrattuale e una violazione del diritto di iniziativa economica.
La sentenza sottolinea l’importanza dell’equilibrio tra le parti in questi rapporti complessi, dove l’interesse pubblico e quello privato si intrecciano.
L’articolo 41 della Costituzione, che tutela la libertà di iniziativa economica, è strettamente legato alla stabilità e alla prevedibilità delle condizioni contrattuali.
L’istituzione dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti (ART) e l’ampliamento delle sue competenze dimostrano l’evoluzione normativa volta a garantire una gestione più trasparente ed equa dei pedaggi autostradali.
Tuttavia, la Corte ha rilevato che il differimento degli adeguamenti tariffari, in assenza di una giustificazione di interesse pubblico prevalente, ha creato uno squilibrio irragionevole a favore dell’amministrazione concedente.
La sentenza evidenzia inoltre che la sospensione degli adeguamenti tariffari non era necessaria per prevenire aumenti ingiustificati, in quanto l’ART aveva già emanato criteri uniformi per il calcolo delle tariffe.
La Corte Costituzionale ribadisce, dunque, l’importanza di una interlocuzione costruttiva tra le parti, in linea con i principi di trasparenza e collaborazione che devono ispirare l’azione amministrativa.
L’applicazione di tali criteri uniformi e la corretta esecuzione delle convenzioni autostradali risultano essenziali per garantire l’efficienza del servizio, la sicurezza delle infrastrutture e la tutela degli interessi di tutti gli utenti.
La decisione della Corte rappresenta un monito all’opportunità di evitare interventi legislativi che alterino l’equilibrio dei rapporti concessori, soprattutto in settori strategici come quello delle infrastrutture di trasporto.