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Suicidio medicalmente assistito: Val d’Aosta al vaglio della legge.

La discussione in Val d’Aosta, nel corso dell’ultima tornata legislativa, apre un capitolo delicato e complesso: l’esame di una proposta di legge sul suicidio medicalmente assistito.

L’iniziativa, presentata a febbraio 2024 dalle consigliere regionali Erika Guichardaz e Chiara Minelli, espressione del gruppo Progetto Civico Progressista, si pone l’obiettivo di declinare in maniera concreta e definita, sul territorio regionale, le implicazioni derivanti dalla sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale.
La proposta, non una novità assoluta nel panorama legislativo italiano – poiché si basa su un testo già proposto e promosso dall’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica – intende chiarire e regolamentare il rispetto e l’applicazione diretta, all’interno del Servizio Sanitario Nazionale e regionale, dei requisiti, delle procedure e delle tempistiche necessari per l’accesso alla morte medicalmente assistita.
Il testo legislativo si concentra specificamente sui soggetti rientranti nei parametri stabiliti dalla sentenza 242/2019.
Questi includono individui maggiorenni, riconosciuti pienamente capaci di autodeterminazione, che soffrono di patologie irreversibili, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche ritenute insopportabili, e che vengono mantenuti in vita attraverso trattamenti di supporto vitale.
L’iniziativa va oltre la mera approvazione di un principio.
Mira a fornire un quadro normativo dettagliato, volto a garantire che la decisione di richiedere il suicidio medicalmente assistito sia presa in piena consapevolezza, con il supporto di professionisti sanitari competenti e nel rispetto dei diritti del paziente, della sua famiglia e dell’etica medica.

La proposta intende inoltre prevenire derive potenzialmente pericolose, assicurando che le condizioni stabilite dalla legge siano rigorosamente verificate e che l’assistenza sanitaria sia fornita con la massima cura e sensibilità, nel rispetto della dignità umana fino al termine della vita.
Si tratta di un atto di garanzia per i diritti individuali, ma anche un’occasione per riflettere sul ruolo della medicina, della scienza e della società di fronte alla sofferenza e alla fine della vita.

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