martedì 23 Settembre 2025
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Valle d’Aosta: Dissuasori olfattivi per proteggere campi e ridurre incidenti.

Nell’ambito di un approccio innovativo alla gestione del conflitto tra attività agricola e fauna selvatica in Valle d’Aosta, l’Assessorato regionale all’agricoltura ha avviato un progetto sperimentale volto a mitigare i danni causati da ungulati, in particolare cinghiali e tassi, alle coltivazioni locali.

L’iniziativa si concentra sull’impiego di dissuasori olfattivi, dispositivi tecnologici che sfruttano l’avversione naturale di questi animali a determinati odori per creare una sorta di “scudo” repellente attorno ai campi e ai vigneti.

Questi dissuasori non rappresentano una soluzione radicale, ma piuttosto un tassello in una strategia di gestione più ampia, che integra misure preventive e di controllo.

La scelta di utilizzare repellenti olfattivi sintetici risponde a considerazioni pragmatiche: la loro efficacia, la relativa facilità di applicazione e la possibilità di modulare l’intensità dell’odore in base alle condizioni ambientali.
La fase pilota del progetto, inizialmente implementata nel comune di Chatillon, prevede la collocazione di un numero limitato di dispositivi.
L’obiettivo primario è raccogliere dati empirici e valutare attentamente l’efficacia dei dissuasori in diverse condizioni pedoclimatiche e in relazione ai comportamenti specifici degli ungulati presenti sul territorio.
L’analisi dei risultati sarà cruciale per determinare la densità ottimale di posizionamento, il tipo di repellente più adatto e la sua frequenza di rinnovo per garantire un’efficacia duratura.

Al di là della protezione diretta delle coltivazioni, il progetto guarda a una prospettiva di sicurezza stradale.

Si valuta l’estensione dell’applicazione dei dissuasori olfattivi in prossimità dei punti di attraversamento naturali della fauna selvatica sulle strade regionali.

L’obiettivo è indurre gli animali a evitare queste aree, riducendo significativamente il rischio di incidenti e proteggendo sia la fauna selvatica che gli automobilisti.

L’implementazione di questa tecnologia si inserisce in un quadro più ampio di gestione della biodiversità e di tutela del patrimonio agricolo valdostano, promuovendo un modello di convivenza sostenibile tra l’uomo e l’ambiente circostante.

Si tratta di un approccio olistico che integra la ricerca scientifica, l’innovazione tecnologica e il coinvolgimento attivo delle comunità locali.
L’esperienza valdostana potrebbe rappresentare un modello replicabile anche in altre aree alpine e rurali, afflitte da problematiche simili legate alla pressione esercitata dalla fauna selvatica sulle attività umane.

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