Venerdì 18 luglio, alle ore 18:00, il Centro Saint-Bénin di Aosta aprirà le sue porte a “Brassaï.
L’eco di Parigi”, una retrospettiva monografica che offre una rilettura inedita dell’opera di Gyula Halász, universalmente noto come Brassaï.
Curata da Philippe Ribeyrolles, figura autorevole nel panorama brassaiesco e nipote del fotografo, la mostra presenta un corpus significativo di oltre 150 stampe d’epoca, coadiuvate da sculture, documenti personali e oggetti che illuminano il percorso intellettuale e artistico dell’autore.
L’esposizione non si limita a celebrare la sua iconografia parigina, ma ne esplora le molteplici sfaccettature, rivelando la complessità di un approccio che fonde estetica, documentazione sociale e introspezione psicologica.
L’iniziativa si inserisce nel più ampio progetto della Regione Autonoma Valle d’Aosta, assessorato Beni e Attività Culturali, Sistema Educativo e Politiche per le Relazioni Intergenerazionali, il quale si prefigge di elevare la cultura a strumento di crescita personale e collettiva.
Ogni mostra e investimento culturale è concepito come catalizzatore di emozioni, promotore di conoscenza critica e stimolo allo sviluppo di competenze essenziali per la formazione di un’alfabetizzazione culturale condivisa, come sottolinea l’assessore Jean-Pierre Guichardaz.
Brassaï, nato a Brassó (oggi Brașov, in Romania) e naturalizzato francese, incarna l’identità di un artista transculturale, costantemente in bilico tra le proprie radici ungheresi e l’essenza cosmopolita di Parigi.
La scelta dello pseudonimo “Brassaï” è un omaggio alla città natale, segnata da un passato mitico e da un’eredità culturale ricca di suggestioni.
Il suo contributo alla fotografia del Novecento è inestimabile, tanto da guadagnarsi l’appellativo di “occhio vivo” da parte del suo amico, lo scrittore Henry Miller.
Profondamente immerso nel fermento artistico e intellettuale dell’epoca, Brassaï si relazionò con figure di spicco come Picasso, Dalí e Matisse, condividendo la loro visione rivoluzionaria e abbracciando, seppur con una sensibilità personale, i principi del movimento surrealista.
La sua capacità di immortalare l’anima della Parigi notturna, con le sue ombre, i suoi contrasti e i suoi personaggi marginali, è unica.
Operai, prostitute, vagabondi, artisti, solitari: Brassaï ha restituito al mondo un ritratto vivido e autentico della società parigina del suo tempo, svelandone le contraddizioni e le bellezze nascoste.
Come rimarca il curatore Ribeyrolles, l’esposizione “Brassaï.
L’eco di Parigi” rappresenta un’occasione irripetibile per ripercorrere l’opera dell’artista, analizzandone la varietà dei soggetti trattati e la commistione tra approccio artistico e resoconto documentario.
Un viaggio nell’atmosfera di Montparnasse, fulcro della creatività europea tra le due guerre, dove si incontravano artisti e scrittori provenienti da ogni angolo d’Europa, tra cui il compatriota André Kertész, figura chiave della fotografia moderna.
La mostra si configura dunque come un’immersione profonda nel mondo di Brassaï, un artista capace di trasformare la realtà in poesia e di lasciare un’impronta indelebile nella storia della fotografia.