sabato 2 Agosto 2025
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Frêney 1961: il film Bianco riaccende i riflettori sulla tragedia

A Courmayeur, in autunno, si riaccenderanno i riflettori su una delle pagine più cupe e controverse dell’alpinismo italiano: la tragedia del Pilone Centrale del Frêney del 1961.
Il film “Bianco”, diretto da Daniele Vicari, si prepara a raccontare l’odissea mortale di un’ambiziosa spedizione, un’impresa che ha segnato profondamente l’immaginario collettivo e sollevato interrogativi ancora oggi aperti.
Il progetto, nato da una scrupolosa ricerca storica e dall’adattamento del libro “Freney 1961 – Tragedia sul Monte Bianco” di Marco Albino Ferrari, ha subito un lungo stop finanziario decennale, testimonianza delle delicate implicazioni etiche e legali legate alla narrazione di eventi così drammatici e complessi.
La ripresa, prevista per il 15 settembre e con una durata di dieci giorni, si avvarrà di una combinazione di location reali e ricostruzioni sceniche dettagliate, realizzate in studio per ricreare l’ambiente alpino, l’ostilità del paesaggio e la precarietà della vita in alta quota.

La scelta del cast rappresenta un elemento cruciale: l’attenzione mediatica è particolarmente focalizzata sull’attore che interpreterà Walter Bonatti, figura chiave della vicenda, alpinista di straordinaria abilità e, in seguito, oggetto di aspere contestazioni legate ai fatti del Frêney.

La sua figura, divisa tra l’eroismo e il sospetto, incarna le ambivalenze morali che emergono dalla tragedia.
Il Pilone Centrale del Frêney, una parete verticale di 750 metri che si erge imponente sul Monte Bianco, non è solo una sfida alpinistica, ma un simbolo della volontà umana di superare i propri limiti, anche a costo di confrontarsi con la potenza inesorabile della natura.
L’iniziativa di unire due team rivali, uno italiano e uno francese, per la prima ascensione, riflette un’aspirazione alla collaborazione e al superamento delle rivalità, un ideale che si infranse contro le insidie del clima estremo e le difficoltà logistiche.
La spedizione, tormentata da tempeste improvvise, temperature glaciali estreme, scarsità di cibo e un’implacabile stanchezza fisica, si trasformò in una lotta disperata per la sopravvivenza.

Oltre alla narrazione degli eventi, il film si prefigge di esplorare le dinamiche umane, le tensioni all’interno del gruppo, le scelte difficili che dovettero essere prese in condizioni di stress inimmaginabili, e le conseguenze psicologiche durature sulla vita dei sopravvissuti.

“Bianco” si configura come una co-produzione internazionale, frutto della collaborazione tra Be Water Film, Tarantula e Rai Cinema, e ha ricevuto il sostegno del Ministero della Cultura, di Media, Cnc, e delle Film Commission di Valle d’Aosta e Sudtirol, testimoniando l’importanza di preservare e tramandare questa storia complessa e cruciale per la cultura alpina e per la memoria nazionale.

Il film non intende solo commemorare le vittime, ma stimolare una riflessione più ampia sui limiti dell’ambizione, sulla responsabilità individuale e collettiva, e sul rapporto tra l’uomo e la montagna.

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