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mercoledì 12 Novembre 2025

Sindacati al confine: Aosta e Sardegna nella Rete per l’Autodeterminazione.

La Valle d’Aosta, attraverso il suo sindacato autonomista SAVT, e la Confederazione Sindacale Sarda (CSS) hanno ufficialmente integrato la neonata “Rete dei Sindacati per l’Autodeterminazione dei Popoli” (Meeting of Peoples’ Trade Unionism Network), un atto simbolico e operativo compiuto durante la sua costituzione a Barcellona.

Questa assemblea fondativa ha visto convergere una pluralità di voci sindacali provenienti da contesti geografici e politici profondamente diversi, testimoniando la crescente consapevolezza di una comune sfida: la rivendicazione del diritto all’autodeterminazione.
Oltre ai rappresentanti valdostani e sardi, la rete ha riunito organizzazioni provenienti dalla Corsica, Catalogna, Paesi Baschi, Galizia, Valencia, Bretagna, Sahara Occidentale, Nuova Caledonia, Palestina, Irlanda e Scozia – un mosaico di culture, lingue e storie che si intersecano nella lotta per il riconoscimento e la tutela delle proprie identità.

Claudio Albertinelli, segretario generale del SAVT, e Alessandro Pavoni, vice-segretario, hanno sottolineato l’importanza strategica di questa iniziativa, definendola un punto di svolta.

La nascita della rete non è intesa come una semplice aggregazione di associazioni, ma come la creazione di uno strumento dinamico, capace di amplificare le rivendicazioni a livello internazionale e di esercitare una pressione concreta sulle istituzioni globali.

Il sindacalismo, tradizionalmente focalizzato sulle questioni del lavoro e dei diritti dei lavoratori, si configura in questo contesto come un veicolo per la difesa delle identità culturali e linguistiche, intrecciando le rivendicazioni economiche e sociali con la volontà di autodeterminazione politica.
La rete rappresenta quindi un’evoluzione del pensiero sindacale, che riconosce la centralità delle identità collettive nella lotta per la giustizia sociale.
L’iniziativa trascende la mera difesa di confini territoriali, abbracciando la complessità delle questioni legate all’autonomia culturale, linguistica e politica.
Si tratta di un fronte sindacale internazionale che aspira a costruire ponti tra territori marginalizzati e spesso dimenticati, offrendo un sostegno reciproco e una piattaforma condivisa per la promozione dei diritti dei popoli.
La visione di solidarietà che ne emerge è radicata nel riconoscimento della diversità culturale come ricchezza e nella consapevolezza che la lotta per la giustizia sociale è intrinsecamente legata alla difesa delle identità collettive.
Il futuro del movimento sarà determinato dalla sua capacità di tradurre questa visione in azioni concrete e di coinvolgere attivamente le comunità locali.

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