L’attività zootecnica valdostana, pilastro dell’economia regionale e custode di un patrimonio genetico secolare, si trova ad affrontare una minaccia concreta a causa della recente irruzione della dermatite nodulare contagiosa (DNC) in allevamenti situati nella vicina Alta Savoia francese.
La malattia, pur non rappresentando un pericolo per la salute umana, solleva interrogativi di portata significativa per il futuro del bestiame valdostano, in particolare per le razze autoctone, intrinsecamente legate all’identità e al paesaggio montano.
La designazione dell’area circostante il colle del Piccolo San Bernardo come “zona di sorveglianza”, in conformità con il rigido protocollo sanitario vigente, impone un’intensificazione dei controlli e misure precauzionali mirate.
Tale perimetro, esteso per un raggio di 50 chilometri dagli allevamenti francesi infetti, riflette la natura altamente contagiosa della DNC e la necessità di prevenire una potenziale traslazione del patogeno al di là del confine.
La gravità della situazione è amplificata dalla normativa vigente in materia di sanità animale, che prevede l’abbattimento indiscriminato dell’intero allevamento in caso di accertato contagio.
Tale provvedimento, sebbene giustificato da imperativi di sicurezza alimentare e prevenzione di ulteriori focolai, comporta una perdita economica devastante per gli allevatori e una potenziale erosione della biodiversità bovina.
Il rischio è particolarmente elevato per le razze locali, spesso caratterizzate da un numero limitato di capi e una vulnerabilità intrinseca alle pressioni del mercato globale.
In risposta all’emergenza, la Regione autonoma Valle d’Aosta ha formalmente richiesto al Ministero della Salute l’urgente fornitura di vaccini, riconosciuti come l’unico strumento preventivo realmente efficace nella lotta alla DNC.
L’azione si inserisce in un quadro di interlocuzioni già avviate a partire dal mese di giugno, quando i primi segnali di diffusione del virus hanno scatenato un’attività di monitoraggio e approfondimento tecnico.
Una riunione operativa, tenutasi ad Aosta e con la partecipazione di rappresentanti degli assessorati alla sanità e all’agricoltura, del mondo sanitario, degli allevatori e dei produttori caseari, ha avuto lo scopo di definire una strategia integrata e condivisa.
Tale approccio multidisciplinare è essenziale per affrontare una sfida che trascende la semplice gestione sanitaria, coinvolgendo aspetti economici, sociali e ambientali.
La tutela della zootecnia di montagna, con la sua imprescindibile connessione al territorio e alla cultura locale, rappresenta un obiettivo primario, al pari della salvaguardia delle razze bovine valdostane, custodi di un patrimonio genetico inestimabile.
L’impegno congiunto di istituzioni, allevatori e tecnici si configura come l’arma più potente per scongiurare il rischio di una crisi zootecnica di proporzioni inaudite e preservare l’identità agroalimentare della Valle d’Aosta.