La complessa tessitura della politica aostana si è contratta ieri in un nodo di divergenze strategiche, mettendo a dura prova l’ambizioso progetto di convergenza tra Unione Valdostana (Uv) e i gruppi autonomisti di centro.
La proposta di candidare l’avvocata Valeria Fadda a vice-sindaco, figura di spicco nella scena politica locale e percepita come interprete di una sensibilità progressista, è stata inaspettatamente osteggiata dagli Autonomisti di centro, un raggruppamento comprendente Rassemblement Valdostain, Stella Alpina e Pour l’Autonomie.
La decisione, comunicata in serata agli alleati, solleva interrogativi significativi sull’effettiva coesione e sulla capacità di concretizzazione di un’alleanza nata ufficialmente il 26 giugno scorso con una conferenza stampa volta a delineare un programma autonomista per la città.
L’accordo, che prevedeva la condivisione delle scelte riguardanti le candidature sindaco e vice, sembra ora incrinato da dinamiche interne e da divergenze di visione.
Il Partito Democratico, che aveva espresso pieno appoggio alla candidatura di Raffaele Rocco come sindaco e alla sua vice Valeria Fadda, ha ribadito la sua fiducia nel “ticket” formato, sottolineando come la scelta sia stata il risultato di un processo partecipativo che ha visto confrontarsi diverse opzioni.
Questa affermazione, intesa come riaffermazione della propria posizione, pone in luce una possibile divergenza di vedute sul profilo ideale per la carica di vicesindaco e, più in generale, sulla direzione strategica da intraprendere per la città.
La vicenda non si limita a una semplice polemica pre-elettorale.
Essa riflette una più ampia riflessione sul significato stesso dell’autonomia locale, un tema centrale per la Valle d’Aosta.
L’autonomia, intesa non solo come rivendicazione di competenze amministrative, ma come espressione di un’identità culturale e politica distintiva, rischia di essere compromessa da logiche di partito e da calcoli elettorali.
L’ostacolo posto alla candidatura di Fadda, infatti, potrebbe essere interpretato come un segnale di fragilità dell’autonomia, un’autonomia che, per essere autentica, richiederebbe un superamento delle tradizionali divisioni politiche e una capacità di dialogo che sembra, al momento, mancante.
La questione, ora, si pone sul tavolo: come conciliare l’ambizione di un progetto autonomista con le esigenze di un’alleanza politica complessa e, talvolta, contraddittoria? La risposta, probabilmente, determinerà il futuro politico della città di Aosta e l’effettivo peso dell’autonomia nella sua agenda.