La disputa interna al gruppo consiliare Pcp si infiamma, con replica veemente della capogruppo, Erika Guichardaz, alle contestazioni sollevate da Rete Civica ed Europa Verde.
Le accuse mosse riguardano la presunta comunicazione unilaterale e improcedente della rinuncia agli spazi dedicati al gruppo sui tabelloni elettorali che promuoveranno il referendum confermativo.
La questione, apparentemente marginale, rivela una frattura più profonda all’interno del gruppo, una divergenza ideologica che si manifesta in modalità gestorie contrastanti.
La risposta di Guichardaz non si limita a una difesa formale, ma si configura come una rivendicazione del ruolo e dell’autonomia del gruppo consiliare.
La capogruppo sottolinea, con fermezza, la legittimità del gruppo a operare in maniera indipendente, ribadendo che la sua figura, in quanto rappresentante legale, è quella autorizzata a prendere decisioni vincolanti.
La comunicazione della rinuncia agli spazi elettorali, pertanto, non sarebbe frutto di un’azione arbitraria, ma l’espressione di una scelta ponderata, derivante da una posizione interna di difficile conciliazione.
Il fulcro della polemica risiede nella presenza, sullo stesso tabellone, di due consigliere che professano posizioni antitetiche rispetto al referendum.
La convivenza di sostenitrici del “sì” e della “no” nello stesso spazio promozionale sarebbe percepita come una contraddizione in termini, un’operazione priva di serietà e potenzialmente dannosa per la credibilità del gruppo.
Un’immagine distorta, secondo Guichardaz, che non renderebbe giustizia alle complessità del dibattito referendario e ingannerebbe l’elettorato.
La reazione di Guichardaz assume inoltre un carattere più ampio, denunciando un approccio vittimistico, secondo lei infondato, che nasconde dinamiche di potere e atteggiamenti autoritari.
L’accusa non è rivolta unicamente alle parti in conflitto, ma mira a svelare un sistema di comportamenti che si manifesta attraverso la critica ingiustificata e la pretesa di imporre una visione univoca.
Il referendum, lungi dall’essere il mero oggetto di una disputa elettorale, diventa così un simbolo delle tensioni interne al gruppo e dei conflitti ideologici che permeano l’arena politica locale.
La vicenda pone interrogativi significativi sulla gestione delle diversità all’interno di un gruppo consiliare e sulla necessità di bilanciare l’autonomia delle sue componenti con la coerenza dell’immagine che proietta verso l’esterno.