Il dibattito sulla riforma elettorale in Valle d’Aosta ha raggiunto un punto di svolta con l’iniziativa di un ampio Comitato civico, che ha raccolto le sottoscrizioni di 2.273 cittadini per richiedere un referendum abrogativo sulla legge regionale approvata il 27 febbraio. Quest’atto, frutto di una profonda insoddisfazione diffusa, mette in discussione una decisione parlamentare assunta con un margine risicato, sollevando interrogativi cruciali sulla legittimità e la sostanza del processo decisionale.La legge in questione, lungi dall’incarnare la riforma radicale promessa durante l’intera legislatura, si è limitata a un intervento parziale e, a detta del Comitato, insufficiente, riguardante esclusivamente il meccanismo delle preferenze. Tale approccio minimalista contrasta nettamente con le aspettative di un’innovazione più ampia, considerando la riconosciuta criticità del sistema elettorale valdostano, giudicato tra i meno efficienti e trasparenti a livello nazionale. La promessa di una revisione complessiva si è così arenata in una manovra apparentemente correttiva, ma percepita come una forzatura.Il Comitato, con fermezza, sostiene che la legge approvata non può, allo stato attuale, essere né promulgata né resa effettiva. La sua vigenza è sospensivamente vincolata all’esito del referendum popolare, un’occasione per la cittadinanza di esprimere un giudizio autonomo e definitivo sulla normativa. Il processo referendario, con le sue implicazioni procedurali e temporali, è strettamente legato all’emanazione del decreto di convocazione dei comizi elettorali, fissato per il 28-29 settembre. Tale decreto, che deve essere pubblicato entro la fine di luglio, definisce il quadro regolatorio dell’intero procedimento elettorale.Un elemento chiave è che, fino all’esito del referendum e all’eventuale successiva entrata in vigore della nuova normativa, le elezioni regionali di settembre si svolgeranno applicando le regole vigenti, ovvero il sistema della preferenza unica. Questa situazione crea una condizione di transizione incerta, in cui il sistema elettorale attuale convive con la possibilità di un cambiamento radicale, sollecitato dalla volontà popolare. Il referendum si configura dunque come un momento cruciale non solo per il futuro del sistema elettorale valdostano, ma anche per il rafforzamento della democrazia partecipativa e per la verifica della rappresentatività delle istituzioni regionali. La mobilitazione civica che ha portato alla raccolta delle firme testimonia un desiderio di rinnovamento politico e una maggiore accountability da parte dei rappresentanti eletti.
Referendum sulla riforma elettorale in Valle d’Aosta: il voto dei cittadini
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