L’affluenza al voto del referendum confermativo della legge elettorale in Valle d’Aosta ha generato un’inquietante dissonanza: un mero 16% di partecipanti, dato che segna una rottura con ogni precedente elettorale regionale e solleva interrogativi profondi sulla legittimità del processo democratico.
Elio Riccarand, portavoce di Alleanza Verdi Sinistra – Rete Civica, ha espresso con veemenza la sua profonda critica, ritenendo l’esito una diretta conseguenza di una scelta strategica viziata fin dall’inizio.
La decisione di collocare il referendum nella settimana di Ferragosto, periodo di ferie e spostamenti, ha inequivocabilmente compromesso la possibilità di una partecipazione ampia e consapevole.
Questa scelta, a suo avviso, ha operato un autolesionismo istituzionale, minando la credibilità del processo decisionale.
La responsabilità di questa scelta gravita, secondo Riccarand, sul Presidente della Regione, il quale dovrebbe assumersene le conseguenze dimettendosi.
L’astensionismo massiccio, che testimonia una disaffezione generalizzata nei confronti dell’azione politica, non può essere interpretato come un semplice dato statistico.
È un segnale d’allarme che riflette una frattura tra la classe dirigente e la popolazione, un divario che si è ulteriormente ampliato con un risultato che vede oltre il 90% degli aventi diritto astenersi dal voto.
Questo dato, unitamente alla netta prevalenza dei “no” – quasi al 50% – indica l’assenza di un consenso genuino verso la legge elettorale promossa da Uv (Unione Valdostana) e dal Partito Democratico.
La richiesta emergente dalla cittadinanza non è tanto una conferma o una negazione di una legge specifica, ma una profonda revisione del sistema elettorale.
Si auspica una riforma che garantisca una maggiore rappresentatività, trasparenza e partecipazione, elementi imprescindibili per ristabilire un rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni.
L’intenzione manifestata dal Presidente Testolin di procedere con un nuovo voto il 28 settembre, sulla base dei risultati del referendum confermativo, è stata definita da Riccarand come una procedura illegittima e inaccettabile.
Un parere convergente è stato raccolto da tre costituzionalisti, provenienti da Firenze, Bologna e Torino, i quali hanno sottolineato come l’avvio di un procedimento elettorale debba essere improntato a un’aderenza rigorosa delle regole stabilite, senza possibilità di modifiche in itinere.
Modificare le carte in tavola a posteriori, così facendo, si lederebbe il principio fondamentale di equità e prevedibilità che deve caratterizzare ogni processo democratico.
Questa manovra, secondo Riccarand, rischia di acuire ulteriormente la crisi di legittimità dell’azione politica regionale e di generare nuove contestazioni.
È imperativo, quindi, che si persegua una strada improntata alla correttezza procedurale e al rispetto dei principi costituzionali.