La progressiva desertificazione delle sale cinematografiche italiane rappresenta una ferita profonda al tessuto culturale e sociale del Paese. Da un florido panorama di oltre duemila strutture, il numero si è drasticamente ridotto a poco più di mille, impoverendo il paesaggio urbano e privando intere comunità di luoghi di aggregazione, di espressione artistica e di memoria collettiva. La perdita non è solo numerica, ma qualitativa: rischiamo di perdere non solo cinema, ma veri e propri capolavori dell’architettura del Novecento, testimonianze di un’epoca di sperimentazione e audacia progettuale. Nomi come Luigi Moretti, Adalberto Libera, Riccardo Morandi, Marcello Piacentini, Giorgio Calzabini, Innocenzo Sabatini e Eugenio Montuori hanno lasciato un’eredità architettonica di inestimabile valore, minacciata dall’abbandono e dalla speculazione edilizia.L’analisi comparativa con la Francia, condotta da Italia Nostra, evidenzia una sproporzione allarmante. Pur avendo una popolazione simile, la Francia vanta un numero di spettatori in sala quasi triplo rispetto all’Italia. Questa differenza non è casuale, ma il risultato di una politica culturale deliberata che privilegia la fruizione cinematografica in sala. Il fulcro di questa politica è rappresentato dalla regolamentazione delle finestre di “blackout”, ovvero il periodo che intercorre tra l’uscita di un film al cinema e la sua disponibilità sulle piattaforme di streaming. Queste finestre, significativamente più lunghe in Francia, incentivano il pubblico a recarsi al cinema, preservando il valore dell’esperienza collettiva e sostenendo l’industria cinematografica.Italia Nostra propone un piano di azione articolato per contrastare questa tendenza e rilanciare il ruolo delle sale cinematografiche. L’ispirazione deriva dall’efficace modello francese, ma con un’adattamento alle specificità del contesto italiano. Al cuore della proposta vi è la tutela e la rifunzionalizzazione delle sale storiche, preservandone la destinazione d’uso come luoghi di spettacolo e amplificandone le funzioni. Questo significa immaginare nuovi spazi all’interno delle sale, creando sale da ballo, aree parcheggio sotterranee (ove tecnicamente possibili), sale multimediali, laboratori creativi e spazi di comunità aperti al pubblico.Un elemento cruciale per la sostenibilità economica di questi presidi culturali è rappresentato da un sistema di incentivi fiscali e dalla redistribuzione delle risorse provenienti dalle attività più lucrative verso quelle di interesse pubblico. In questo modo, si creerebbe un circolo virtuoso che favorirebbe la rivitalizzazione delle sale cinematografiche, preservando la memoria architettonica del Paese e garantendo alle future generazioni l’accesso a un patrimonio culturale di inestimabile valore. Si tratta di un investimento nel futuro, un atto di responsabilità verso la nostra identità e un impegno a costruire una società più coesa e culturalmente vivace. Il cinema non è solo intrattenimento, ma un potente strumento di educazione, di aggregazione e di crescita civile.
Cinema a rischio: l’Italia perde la sua storia e il suo pubblico.
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