venerdì, 4 Luglio 2025
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Quarta, anziano caregiver, in carcere: un caso che apre un dibattito

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Luigi Quarta, ottantaduenne coinvolto nella tragica vicenda che ha portato alla morte della moglie Amalia, rimarrà in custodia cautelare presso il carcere. La decisione, assunta dal giudice per le indagini preliminari Stefano Sala al termine dell’interrogatorio di convalida, riflette una complessa valutazione che va oltre la mera gravità del fatto – l’omicidio nel sonno della moglie, ottantatreenne, con un colpo di arma da fuoco – e considera la precaria situazione personale dell’uomo. L’impossibilità di disporre misure alternative alla detenzione, come gli arresti domiciliari, è determinata dall’assenza di un contesto familiare di riferimento e dalla sottrazione all’utilizzo dell’abitazione, teatro della tragedia, attualmente sigillata sotto sequestro.L’interrogatorio di garanzia, condotto con l’assistenza del difensore Augusto Pastorelli, ha offerto un quadro, seppur parziale e da verificare, delle motivazioni alla base del gesto. Quarta ha ripercorso la sua versione dei fatti, confermando il racconto già fornito ai carabinieri, e ha espresso un profondo senso di esasperazione nei confronti del ruolo di caregiver che gli era stato imposto. L’assistenza di Amalia, affetta da grave diabete, si era trasformata in un onere psicofisico insostenibile, esacerbato dalla progressiva alterazione del carattere della donna, attribuita alla malattia stessa. La difficoltà di convincere la moglie ad aderire alla terapia, unita a episodi di aggressività e irritabilità, aveva alimentato un clima di crescente tensione, culminato nel tragico evento.L’anziano ha inoltre riferito di aver precedentemente cercato supporto presso i servizi sociali e di essersi rivolto alla Questura, esprimendo il bisogno di aiuto e la difficoltà di gestire la situazione. Queste segnalazioni, a suo dire, non avrebbero ricevuto risposta adeguata, sollevando interrogativi sull’efficacia dei sistemi di supporto previdenziali e sull’attenzione dedicata alle persone che si prendono cura di soggetti fragili. La vicenda, quindi, non si limita a una drammatica vicenda personale, ma apre un dibattito più ampio sulla necessità di rafforzare le risorse destinate all’assistenza domiciliare, alla prevenzione del burnout dei caregiver e all’ascolto attivo delle richieste di aiuto provenienti da chi si trova ad affrontare situazioni di stress emotivo e fisico prolungato. Le autorità stanno ora valutando la possibilità di individuare una struttura custodiale in grado di fornire all’uomo un’assistenza adeguata alle sue condizioni di salute e alla sua età avanzata, in attesa di ulteriori sviluppi nell’indagine.

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