Quasi tre decenni e mezzo dopo, il silenzio di quella notte del 16 gennaio 1993 continua a riverberare, portando con sé l’eco di un trauma inenarrabile.
Simona Deiana, giovane donna strappata alla quotidianità, si trovava in auto con il suo compagno quando l’oscurità si materializzò in tre figure armate, annunciando un incubo.
La scelta, compiuta in un istante di lucidità dettata dalla paura, fu un atto di disperata resilienza: negoziare per preservare, per quanto possibile, l’integrità psicologica del suo partner, per limitare i danni di una violenza inimmaginabile.
“Ho pensato che non c’era via d’uscita,” ha raccontato Simona, di fronte a una platea di studenti sardi, in un’aula consiliare illuminata di rosso, colore simbolo della lotta contro la violenza sulle donne.
L’iniziativa, promossa dal Consiglio regionale della Sardegna in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ha voluto creare un monito tangibile, un posto vuoto per onorare la memoria di tutte le donne la cui vita è stata spezzata dalla brutalità maschile.
Marco Enrico, Difensore Civico regionale, ha sottolineato come l’impegno non debba limitarsi alle leggi, ma debba permeare la cultura e assumere una dimensione simbolica profonda.
Il presidente dell’Assemblea regionale, Piero Comandini, ha espresso la sua amarezza, evidenziando come, nonostante gli sforzi, la violenza contro le donne non solo persista, ma si manifesti in forme sempre più insidiose, non solo attraverso i femminicidi, ma anche attraverso abusi verbali, economici e psicologici, spesso invisibili ma non meno devastanti.
La giornata non è una celebrazione, ma un appello urgente a una trasformazione radicale della società.
“Dobbiamo cambiare questa società malata,” ha affermato Comandini, indicando le istituzioni, la scuola e le associazioni come pilastri fondamentali di questa battaglia comune, una battaglia che trascende i confini di una singola giornata.
Ogni atto di violenza rappresenta una sconfitta per ogni uomo e per l’intera collettività, un’erosione della nostra umanità.
Alla presenza di figure istituzionali come Vittorina Baire, presidente della Commissione Pari Opportunità, Maria Tiziana Putzolu, consigliera regionale di Parità, e Nicoletta Malesa, presidente del Centro Ascolto Uomini Maltrattanti, l’evento ha offerto una piattaforma per la riflessione e il dialogo.
La testimonianza di Simona Deiana, carica di dolore e di coraggio, ha risuonato come un monito per il futuro, un invito a non dimenticare e a costruire una società più giusta e sicura per tutte le donne.
La sua forza, la sua resilienza, rappresentano un faro di speranza nella lotta contro un male ancora troppo radicato.








