Abbandoni neonati: crolla il dato, un enigma da risolvere.

Un drammatico declino si è verificato in Italia negli ultimi quindici anni: il numero di bambini abbandonati alla nascita e dichiarati adottabili è precipitato del 62,3%.
Da un picco di 1,14 ogni mille neonati nel 2007, si è registrato un vertiginoso calo fino a raggiungere 0,43 nel 2022, un dato allarmante presentato da Paola Ricchiardi, pedagogista e docente all’Università di Torino, durante il convegno “Il diritto alla segretezza del parto” promosso dalla Città metropolitana di Torino.

Questo cambiamento demografico solleva interrogativi complessi e richiede un’analisi approfondita.

L’incremento dei diritti e dell’accesso all’identità per gli adottati adulti, un traguardo positivo in sé, sembra paradossalmente generare un effetto deterrente per alcune madri, spaventate dalla possibile identificazione e dal controllo sociale.

L’era digitale, con la sua pervasività e le sue potenzialità di tracciamento attraverso i social media e i sistemi di videosorveglianza, amplifica queste ansie.
Ricchiardi esclude che il calo possa essere attribuito a un miglioramento delle condizioni socio-economiche femminili.

Le problematiche legate alla violenza di genere, alla fragilità delle unità familiari, alla povertà e alla precarietà del lavoro femminile, purtroppo, non mostrano segnali di significativo progresso che possano giustificare una diminuzione così drastica degli abbandoni.

Allo stesso modo, l’incidenza degli aborti non offre una spiegazione plausibile.
Si tratta, dunque, di un fenomeno “sommerso”, dove fattori inespressi e difficilmente quantificabili giocano un ruolo cruciale.
La docente sottolinea inoltre l’importanza della narrazione sociale del fenomeno.

L’immagine dell’abbandono, spesso stigmatizzata, e la crescente enfasi sui diritti del minore, alimentata dai media e dalle rappresentazioni audiovisive, possono esercitare una pressione psicologica sulle madri, creando un clima di giudizio e di colpa.
Ricchiardi evidenzia la necessità di un equilibrio delicato tra i diritti della donna e quelli del bambino, un equilibrio che, al momento, appare compromesso.
È fondamentale riconoscere che questo declino non rappresenta necessariamente un successo.
Potrebbe indicare una crescente difficoltà per le donne in situazioni di disagio di accedere a supporti adeguati, costringendole a scelte drastiche.

L’analisi del fenomeno richiede un approccio multidisciplinare, che coinvolga psicologi, assistenti sociali, pedagogisti e giuristi, al fine di comprendere le motivazioni profonde che spingono le madri all’abbandono e di elaborare strategie di prevenzione efficaci, che garantiscano il benessere sia della donna che del bambino, nel rispetto della loro dignità e dei loro diritti.

L’impegno sociale e politico deve concentrarsi sulla creazione di una rete di sostegno completa e accessibile, che offra alternative all’abbandono e promuova una cultura della responsabilità e della solidarietà.

- pubblicità -
- Pubblicità -
- pubblicità -
Sitemap