Un grave episodio di violenza ha scosso il carcere di Brissogne, ponendo nuovamente l’attenzione sulle condizioni di sicurezza e sulla gestione del sistema penitenziario valdostano.
Un agente di polizia penitenziaria, durante le delicate procedure di trasferimento di un detenuto diretto a Torino, è stato vittima di un’aggressione fisica inattesa e brutalmente eseguita.
L’atto violento, descritto dal sindacato Osapp come un “pugno sferrato con estrema brutalità”, ha richiesto l’immediato soccorso e il ricovero dell’agente presso il pronto soccorso dell’ospedale di Aosta.
L’incidente non si isola, ma si inserisce in un contesto più ampio di crescenti preoccupazioni riguardanti la sicurezza all’interno del carcere di Aosta.
La struttura, a lungo riconosciuta per la sua complessità gestionale e per la frequenza di eventi critici, è diventata oggetto di un acceso dibattito pubblico e di segnalazioni sempre più allarmanti da parte del personale.
La definizione di “lavoro tossico” da parte di un agente, recentemente riportata, riflette un senso di frustrazione e un aumento percepito della pericolosità derivante dall’interazione con una popolazione detenuta caratterizzata da un profilo di aggressività e violenza in costante evoluzione.
La dinamica dell’aggressione evidenzia una problematica strutturale: la mancanza di adeguate misure preventive e di protocolli di sicurezza efficaci, unitamente a risorse insufficienti in termini di personale specializzato e formazione specifica per la gestione di detenuti con problematiche complesse.
L’episodio pone interrogativi urgenti sull’efficacia dei sistemi di monitoraggio e sulla capacità di anticipare e contrastare situazioni potenzialmente pericolose.
Nonostante ripetuti appelli rivolti alle più alte cariche dello Stato – il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella – la situazione non sembra aver ricevuto l’attenzione e gli interventi necessari.
La carenza di risposta da parte delle autorità penitenziarie appare significativa, suggerendo una lacuna nella capacità di affrontare le criticità emergenti nel sistema carcerario.
Il sindacato Osapp sottolinea la necessità di un’azione immediata e risolutiva, auspicando un intervento presso le autorità competenti per l’introduzione di correttivi strutturali e l’adozione di misure concrete volte a garantire la sicurezza del personale e a ripristinare un ambiente carcerario funzionale e orientato alla riabilitazione.
La situazione attuale rischia di compromettere non solo la sicurezza degli operatori penitenziari, ma anche la credibilità e l’efficacia dell’intero sistema giustizia penale.
L’episodio di Brissogne rappresenta un campanello d’allarme che non può essere ignorato, esigendo un ripensamento radicale delle strategie di gestione della popolazione detenuta e un rafforzamento del supporto al personale penitenziario, spesso in prima linea in un contesto delicato e ad alto rischio.









