Un atto di estrema gravità ha colpito l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Cagliari: nella notte, un vergognoso striscione con insulti è stato affisso a Cagliari, sul muro perimetrale dell’ospedale San Giovanni di Dio, prendendo di mira direttamente due figure chiave del servizio sanitario locale.
L’episodio, che configura un’aggressione non solo personale ma anche un attacco alla libertà di cura e al diritto alla salute, ha suscitato sconcerto e forte disappunto.
Al centro della vicenda si trovano la professoressa Federica Pinna, direttore della struttura di Psichiatria del San Giovanni di Dio, e l’endocrinologo Alessandro Oppo, entrambi impegnati nella gestione dell’ambulatorio dedicato all’affermazione di genere.
Un servizio essenziale, riconosciuto a livello nazionale e internazionale, che offre supporto e assistenza a persone transgender e gender non-conforming, spesso marginalizzate e vulnerabili.
Il commissario straordinario dell’Azienda Ospedaliera, Vincenzo Serra, ha espresso con fermezza la condanna dell’atto vandalico, sottolineando il valore imprescindibile del lavoro svolto dai due professionisti.
“I nostri medici si dedicano con passione e competenza alla cura e all’accompagnamento di individui che necessitano di un supporto specifico e sensibile,” ha dichiarato, aggiungendo che l’episodio rappresenta un attacco alla dignità dei pazienti e al principio fondamentale di non discriminazione.
L’ambulatorio di Affermazione di Genere, diretto dai medici presi di mira, svolge un ruolo cruciale nell’offrire un percorso di cura completo, che include l’assistenza psicologica, l’assistenza endocrinologica e il supporto legale.
Il servizio non si limita alla mera transizione medica, ma si propone come un luogo sicuro dove le persone possono esprimere la propria identità di genere in un contesto di rispetto e comprensione.
L’atto vandalico, che si configura come una forma di bullismo istituzionale, solleva interrogativi profondi sulla crescente intolleranza e sulla disinformazione che alimentano l’odio verso le persone transgender.
Dietro l’aggressione potrebbero esserci motivazioni ideologiche o religiose, frutto di una narrazione distorta che alimenta pregiudizi e discriminazioni.
L’Azienda Ospedaliera ha annunciato la piena collaborazione con le forze dell’ordine, fornendo le immagini delle telecamere di sorveglianza per identificare i responsabili e assicurare loro la giustizia.
Parallelamente, si rafforzano le misure di sicurezza per proteggere i professionisti e i pazienti, garantendo la continuità del servizio.
Questa gravissima situazione evidenzia la necessità di promuovere una cultura del rispetto e dell’inclusione, attraverso campagne di sensibilizzazione e programmi educativi che contrastino i pregiudizi e favoriscano la comprensione delle diversità.
La società civile, le istituzioni e i media hanno la responsabilità di costruire un futuro in cui ogni individuo possa vivere la propria identità di genere in libertà e dignità, senza timore di aggressioni o discriminazioni.
L’episodio di Cagliari è un campanello d’allarme che non può essere ignorato.








