L’invisibilità della violenza di genere rappresenta una sfida complessa e profondamente radicata nel tessuto sociale italiano.
Le statistiche ufficiali rivelano una drammatica realtà: una frazione esigua, inferiore al 5%, delle donne che subiscono violenza intraprende la strada della denuncia formale.
Questa lacuna, alimentata da barriere culturali, paura, senso di vergogna e sfiducia nelle istituzioni, alimenta un sommerso di sofferenza che richiede approcci innovativi e capillari per essere affrontato efficacemente.
A rispondere a questa urgente necessità nasce il progetto “Ahimsa: Dall’ombra alla luce”, un’iniziativa promossa dall’Associazione Cante di Montevecchio e sostenuta grazie ai fondi dell’8×1000 dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, con una partecipazione significativa del territorio pesarese.
Il progetto si distingue per un modello operativo inedito, che si allontana dai tradizionali canali di supporto, spesso percepiti come stigmatizzanti o intimidatori.
Il fulcro del progetto risiede nella figura delle “antenne”, operatori e volontari specificamente formati per riconoscere i segnali di disagio e offrire uno spazio di ascolto protetto in contesti apparentemente neutri.
Questi luoghi, strategici per la loro natura non giudicante, comprendono ambienti di lavoro, organizzazioni di volontariato, sindacati, istituzioni scolastiche, esercizi commerciali di prossimità (farmacie, parrucchieri, palestre, negozi), e persino servizi sanitari di base come centri di pronto soccorso e ambulatori pediatrici.
L’obiettivo non è etichettare o diagnosticare, ma creare una rete di sicurezza diffusa, capace di intercettare segnali sottili e offrire un primo punto di contatto sicuro.
“Ahimsa” aspira a costruire un vero e proprio ecosistema di opportunità individualizzate, volto a ridurre significativamente il fenomeno del “sommerso”, ovvero la quota di violenza che rimane occulta, e a minimizzare le “latenze”, ovvero i ritardi nella presa in carico delle vittime.
Questo approccio si basa sulla premessa che la violenza spesso si manifesta attraverso segnali non immediatamente riconoscibili come tali, e che l’offerta di supporto deve essere proattiva e accessibile, integrandosi nella vita quotidiana delle persone.
Nel territorio di Pesaro e Urbino, il progetto si concentra sul rafforzamento della rete esistente di case rifugio, Centri Antiviolenza (CAV) e servizi sanitari.
Un elemento distintivo è l’introduzione di laboratori narrativi, dedicati sia alle donne che ai bambini, finalizzati a favorire l’elaborazione del trauma attraverso l’espressione creativa e la condivisione di esperienze.
Questi laboratori, condotti da professionisti qualificati, rappresentano un’importante risorsa per la ricostruzione del senso di sé e la riconquista dell’autonomia.
“Ahimsa” si inserisce in un quadro più ampio di iniziative promosse dall’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, che con un investimento complessivo di oltre un milione di euro derivanti dall’8×1000, sostiene progetti a livello nazionale volti a proteggere donne e bambini.
Questa solida base di supporto testimonia l’impegno concreto dell’istituto nel contrasto alla violenza di genere e nella promozione di una cultura di rispetto e parità.
L’approccio olistico e la sua profonda attenzione alla prevenzione e al supporto a lungo termine, rendono “Ahimsa” un modello potenzialmente replicabile in altri contesti, contribuendo a costruire una società più giusta e sicura per tutte le donne.








