La Südtiroler Volkspartei (SVP) ha recentemente approvato un ambizioso pacchetto di misure volte a preservare e rafforzare l’istruzione in lingua tedesca in Alto Adige, un tema cruciale per l’identità e la coesione sociale della regione.
L’insieme di proposte, accolto con unanimità nel partito, mira a contrastare l’aumento della presenza di bambini non di lingua tedesca nelle scuole primarie, un fenomeno che, sebbene rifletta i cambiamenti demografici in atto, solleva interrogativi sulla sostenibilità del sistema educativo bilingue.
Al cuore del piano vi è un approccio stratificato che inizia fin dalla più tenera età.
Si prevede l’introduzione di valutazioni linguistiche obbligatorie a quattro anni, non intese come un giudizio, ma come uno strumento di supporto all’apprendimento e di individuazione precoce di eventuali difficoltà.
Parallelamente, saranno istituiti corsi di lingua intensivi e vincolanti per i bambini che necessitano di un supporto aggiuntivo, garantendo un percorso di apprendimento personalizzato e mirato.
Un elemento di novità significativo è l’introduzione di misure incentivanti, ma anche di responsabilizzazione per i genitori che non adempiono alle raccomandazioni didattiche, finalizzate a favorire un coinvolgimento attivo nella formazione dei propri figli.
Infine, si prevede un potenziamento del corpo docente e un aumento del personale di supporto nelle scuole con una presenza rilevante di alunni non di lingua tedesca, con l’obiettivo di garantire un rapporto insegnante-alunno ottimale e un’offerta formativa di alta qualità per tutti.
La necessità di un “anno zero” – un percorso di integrazione linguistica intensivo prima dell’ingresso nella scuola primaria – per i bambini provenienti da contesti linguistici diversi, è riconosciuta come un elemento imprescindibile per garantire pari opportunità e favorire l’integrazione scolastica.
L’avanzamento di classe sarà subordinato al raggiungimento di una solida competenza linguistica, un criterio che, pur suscitando dibattito, è giustificato dalla volontà di preservare la qualità dell’istruzione in tedesco e di evitare la dispersione scolastica.
Il Presidente della SVP, Dieter Steger, ha sottolineato l’unicità della situazione altoatesina, evidenziando come la regione, pur operando all’interno di uno Stato nazionale, rappresenti un caso particolare di minoranza etnica con diritti e responsabilità specifiche.
Il segretario Harald Stauder ha enfatizzato la concretezza e la fattibilità delle misure, presentandole come un rafforzamento del sistema educativo che tiene conto del diritto all’istruzione di ogni bambino, indipendentemente dalla sua origine linguistica.
L’assessore provinciale Philipp Achammer ha ribadito l’eccellenza dell’offerta didattica e pedagogica altoatesina, riconoscendo al contempo la complessità delle sfide demografiche e sociali che la regione si trova ad affrontare.
La decisione della SVP si inserisce in un contesto più ampio di dibattito sull’integrazione scolastica e sulla tutela delle identità linguistiche, un tema particolarmente sensibile in una regione caratterizzata da una forte diversità culturale e linguistica.
L’esperienza della proposta, poi ritirata, di una classe dedicata esclusivamente a bambini non di lingua tedesca a Bolzano, ha alimentato un acceso dibattito e ha spinto il partito a elaborare un approccio più strutturato e inclusivo, volto a garantire il diritto all’istruzione in tedesco senza compromettere la coesione sociale e l’integrazione di tutti i bambini.
La sfida, ora, è quella di implementare le nuove misure in modo efficace e partecipato, coinvolgendo le famiglie, gli insegnanti e le istituzioni, al fine di costruire un sistema educativo che sia al tempo stesso inclusivo, equo e rispettoso delle identità linguistiche.








