Nell’ambito solenne dell’inaugurazione del nuovo anno accademico all’Università Mercatorum, il luminare Giuliano Amato, figura di spicco nel panorama accademico italiano ed europeo, ha offerto una *lectio magistralis* di profondo spessore intellettuale, intitolata “La formazione della classe dirigente: tra tradizione, trasformazione e responsabilità civica”.
L’intervento ha rappresentato un’occasione per riflettere sulla cruciale funzione della conoscenza in un’epoca caratterizzata da un’accelerazione senza precedenti dei cambiamenti sociali, economici e tecnologici, e sul ruolo imprescindibile delle istituzioni universitarie come fucine di preparazione di una leadership competente, eticamente solida e animata da un autentico senso di responsabilità verso la collettività.
Amato ha con chiarezza delineato una discontinuità rispetto al passato, evidenziando la perdita di strutturate vie di formazione politica che un tempo garantivano un solido background intellettuale e una profonda comprensione delle dinamiche sociali.
Il progetto originario dei Costituenti, che vedeva nella cura e nella crescita delle classi intermedie il cardine per una governance efficace e orientata al bene comune, appare oggi offuscato da fenomeni di natura comunicativa superficiale e spesso polarizzante.
L’avvento dei social media, pur offrendo nuove opportunità di connessione e condivisione, ha paradossalmente contribuito a erodere il ruolo delle istituzioni formative tradizionali, sostituendole con un panorama frammentato di micro-influencer e opinion maker.
La conseguenza più preoccupante di questa trasformazione, secondo Amato, è l’appiattimento del concetto stesso di leadership.
Laddove un tempo si coltivava una classe dirigente fondata sulla competenza, la conoscenza approfondita e l’impegno civico, oggi assistiamo alla proliferazione di figure che, pur agendo come modelli di riferimento per i propri coetanei, mancano di quella solida preparazione e di quella visione strategica necessarie per affrontare le sfide complesse del nostro tempo.
L’esempio citato, per quanto aneddotico, del consigliere di letture e acquisti su piattaforme come TikTok, illustra in maniera efficace la deriva verso una cultura della performance e della gratificazione immediata, a discapito della riflessione critica e della formazione di un pensiero autonomo.
Nonostante questo scenario, Amato ha sottolineato l’importanza vitale di preservare e rafforzare il ruolo delle università e delle scuole di eccellenza come centri propulsori di sapere e di formazione.
Tuttavia, ha riconosciuto come le competenze fondamentali tendano sempre più a migrare verso il mondo professionale e imprenditoriale, lasciando ai singoli individui la responsabilità, spesso insufficiente, di gestire gli affari pubblici.
La sfida, pertanto, risiede nella capacità di riconnettere questi due mondi, professionale e civico, per garantire una leadership capace di coniugare competenza tecnica, visione strategica e impegno etico a servizio della comunità.
Si tratta di un imperativo non solo per il futuro delle istituzioni universitarie, ma per il futuro stesso della nostra società.







